31/08/07

Autunno all'Oviesse


Le mezze stagioni esistono ancora, nei negozi di abbigliamento, nei grandi magazzini.
Gironzolo tra gli scaffali colmi di felpe, maglie e giubbotti, alla disperata ricerca di un pantaloncino superstite, sfuggito fortunosamente al raid degli impiegati.
L'aria è fresca e rigenerante. Sento in lontananza il bramito dei cervi. Muovendomi piano, seminascosto dalle giacche di pelle, mi par di vederne uno muoversi tra i tronchi. Poi il mio sguardo si perde, oltre il reparto per Signori Grandi Taglie, giù nel pendio acceso dal fogliame già dorato degli alberi.
La mia attenzione è rapita dalle maglie a righe col cappuccio e da uno scoiattolo che si è immobilizzato al mio approssimarsi. Accenno un passo e lui sparisce in un attimo tra le fronde e le cravatte.
Mentre cammino con cautela, per non calpestare i primi funghi di stagione, guardo fuori, oltre le vetrine, vedo i vecchietti accasciarsi uno dopo l'altro come tessere del domino, vittime dei 40° all'ombra.
E m'incanto dinanzi allo spettacolo della natura.

30/08/07

Campione del mondo!

Per la storia toccante e minimalista, che è stata ottimamente raccontata usando in modo maturo le potenzialità espressive del fumetto, riuscendo a coinvolgere emotivamente il lettore anche in assenza di scene d'azione.

Sì, è vero sono un piagnone. Sono un pessimista, un insicuro, a livelli che nemmeno immaginate. Così quando mi capitano cose belle, come leggere quelle tre righe, e rileggerle finché non mi convinco che parlano davvero di me, delle parole che ho messo in fila, e immaginare quei Maestri del fumetto seduti intorno a un tavolo che mettono in fila queste parole... (ma davvero? ma dite a me? ma siamo sicuri?) allora il mio petto rachitico si gonfia per un po'.
Chiarisco. Mi è finalmente arrivato Fumo di China 151, numero di luglio il cui allegato è il book del concorso di Lanciano che contiene un estratto della mia sceneggiatura. Purtroppo mancano le ultime due tavole (ed è stata anche tagliata una riga) e un po' mi dispiace, che la storia così non dice granché. Ma fa niente, che mi basta la motivazione della giuria, scritta lì sotto, in un angolo, in piccolo, per tornare a crederci per un po'.
Forse un giorno riuscirò anche a vedere disegnata una mia sceneggiatura, magari questa.
A riempire il book, oltre a un bel po' di pubblicità, ci sono ovviamente gli altri premiati e menzionati e certi lavori fanno brillare gli occhi.

Mi sono bullato abbastanza? Forse no.
Ma come dice Silvestri:

Bisogna essere ottimisti fino in fondo
Perché potrebbe essere domani la fine del mondo

29/08/07

Quando c'era il sole anche di notte


Ho sempre sonno. Ho sempre caldo. Ogni tanto un po' di meno, merito del ventilatore. Quando starnutisco abbasso la velocità del ventilatore, la metto a 2. E allora ho di nuovo tanto caldo.
Il caldo umido s'appiccica al corpo. Vago in mutande mentre fuori sirene e canadair inseguono gli incendi e mi viene il dubbio di aver sopravvalutato l'estate.
Comincio a capire quelli che non la sopportano. Con difficoltà, perché da sempre mi sbalordisco di fronte agli oppositori della bella stagione. La mia vita ruota attorno alle estati. Il resto dell'anno è solo condimento, attesa e rimpianto. Ma di queste ultime estati c'è ben poco da rimpiangere.
Devo prendere atto che non sono più quelle di una volta. Sono fitte di giornate vuote, immobili, stanche.
Ah, quelle di una volta, vissute fino all'ultimo secondo, senza sprecarne un momento, estati povere ma gloriose, ricche di gioie da spensierato cazzeggio adolescenzialpopolare (non il noioso cazzeggio tormentato e generatore di rimorsi dei tardoventenni). Di quelle gioie adesso neppure l'ombra, eppure ogni anno si rinnova costante la speranzosa attesa per un'estate che magari sarà quella buona, all'altezza delle antiche. Ma non è mai così e mai lo sarà.
Perché quell'età perduta era l'estate e in un batterdocchio è bruciata al sole. E mentre appassisco nel mio prematuro autunno, immagino già l'inverno del mio scontento.

20/08/07

Un'estate senza Bilboa

No, è che non c'ero. Son stato fuori. Fuori di poco, comunque.
Qualche puntatina al mare.
Ho bevuto molto meno birra di quanto prevedessi e mangiato un bel po' di granite.
Niente anguria.
Ho ciondolato.
Ho visto Giovanni Allevi in concerto. La sua voce è una via di mezzo tra quella del conduttore di Art Attack e quella di Prodi. Una figura leggera sotto il paracadute di capelli. Ma al piano è una furia.
E a settembre vado a Roma. Deciso.
So che vado a Roma ma tutto il resto è un po' vago. Un gran bel punto interrogativo.
Ci devo provare che se no mi spengo. Già la fiammella è debole.
Vorrei non essere così fermo, lento, vacillante.
Vorrei essere brillante come Lapo. Ma oggi sono troppo stanco perfino per i trans.

10/08/07

I’m a friend first, boss second. Probably entertainer third.


Solo due stagioni da 6 episodi ciascuna, più un lungo episodio speciale. Questa la vita breve ma significativa di The Office, serie inglese del 2001 esilarante e incredibilmente influente. Non è una sit-com, bensì un mockumentary, un finto documentario girato all'interno di un ufficio, filiale di un'azienda cartaria, situata in una noiosa cittadina nei pressi di Londra. Ufficio grigio, lavoro grigio, completi grigi, cielo grigio. E una serie di personaggi che provano, con poca o tanta convinzione, a dare un tocco di colore a questa monotonia.
Protagonista assoluto, nonostante la rilevanza e la consistenza degli altri elementi, è David Brent, il boss dell'ufficio, uno dei più grandi personaggi mai creati per la televisione.
La forza di David Brent è la sua riconoscibilità, l'essere una summa di tutti i difetti di ogni manager che si rispetti (son tipi gretti, che altro ti aspetti?). Vanaglorioso con ostentata modestia, amichevolmente ipocrita, incosapevolmente grossolano, dotato di uno smisurato talento nel raccontare barzellette che non fanno ridere, nel compiere gaffe di portata epica, nel rendersi ridicolo tentando di rendersi attraente. Ed è in questi momenti di imbarazzo, di silenzio pesante, di sguardi che cercano una via di fuga, che The Office raggiunge le sue vette. Quando ci ritroviamo a ridere, e ridiamo di noi stessi, delle nostre brutte figure, del nostro imbarazzo.
Per questa sua capacità di essere mostruosamente umano, Ricky Gervais, attore di nessuna esperienza, nonché co-autore della serie, assurge all'olimpo delle star televisive.
Altri personaggi straordinari sono Gareth (con il pene in mano nella foto), il dinoccolato e ottuso assistente di Brent, zimbello dell'ufficio, e Tim, trentenne dallo spiccato senso dell'umorismo, senza prospettive e ambizioni.
L'impatto di questo innovativo mockumentary è confermato dai numerosi cloni in giro per il mondo, il più famoso dei quali è quello statunitense con protagonista Steve Carrell.
The Office è approdato in Italia sui lidi di Mtv, in una versione assurdamente doppiata, che io non ho visto. Perché The Office dev'essere TASSATIVAMENTE visto in versione originale (e pazienza se sfugge qualcosina).
Altrimenti non ne vale la pena.

06/08/07

Nemesi


Superman ha Lex Luthor. Charlie Brown ha l'albero mangia-aquiloni. Sandra Milo ha il tizio che le fa gli scherzi telefonici.
Anche io ho un arcinemico.
Disgustoso Animale mi perseguita fin dall'infanzia. Rampollo di una famiglia di ignoranti fascisti, di qualche anno più grande di me, la sua missione è rendere la mia vita un inferno ogni volta che ne ha l'occasione. Ed è bravissimo a farlo.
Certo, i suoi metodi sono mutati nel corso degli anni. Quando ero bambino non si premurava di nascondere le sue intenzioni, perseguitandomi, spalleggiato dalla sua cricca di figli di Satana, con minacce o atti terroristici. Una delle sue specialità era roccare palloni, un classico per ogni bullo che si rispetti. Si impadroniva del mio Tango e, dopo essersi sollazzato a sufficienza nell'ignorare qualsiasi richiesta e supplica, lo lanciava oltre il giardino del palazzo, dentro una casa diroccata e difficilmente accessibile, infestata da erbacce, rifiuti, ferri acuminati e cadaveri di altri sfortunati possessori di palloni.
Gli anni passavano e mentre io diventavo un adolescente lagnoso e impacciato che non perdeva una puntata di Bayside School, Demonio Assasino praticava arti marziali e affinava le sue tecniche letali.
Non giocavo più a pallone in giardino, in compenso ogni tanto facevo un giro in bici. Possedevo anche un bellissimo contachilomtri digitale. Un infausto giorno parcheggiai per breve tempo la bici nell'androne del palazzo. In quei pochi minuti, lui e la sua splendida ragazza dai lunghi capelli neri si trovarono a passare di lì. Quando tornai a prendere la bici, il manubrio era spoglio e il mio bellissimo contachilometri digitale era sparito. Non lo rividi mai più, ma lo ricordo ancora distintamente, il suo quadrante multifunzione scintillante nelle pedalate gioiose sotto il sole. In quei momenti, mentre realizzavo di averlo perso per sempre, preda di una frustrazione rabbiosa, diedi un calcio al vetro del portone, incrinandolo. Mio padre dovette pagarlo.
Il crimine non paga, mio padre sì.
Ma gli anni passavano, io e Deviato Aberrante avevamo sempre meno occasioni per incrociarci. Abbandonai anche la bicicletta per uno scooter. Non sono mai stato fortunato con i mezzi motorizzati. Il mio primo adorato motorino, uno Storm Gilera con cui avevo un'intensa unica e irripetibile, fu rubato proprio all'interno del condominio. Alzando la serranda impiegai qualche secondo a rendermi conto che lì, dove riposava notte dopo notte, c'era solo un grande vuoto, un moncone di catena e neppure un biglietto d'addio.
Il suo indegno successore fu spesso vittima di creativi atti vandalici. Ci fu una volta che non ne voleva proprio sapere di partire e appresi dal meccanico che era stato sottratto uno stupido pezzo, di nessun valore per un ladro con un minimo di serietà.
A 19 anni sono passato all'auto. Le originali incisioni in punta di chiave sulle fiancate, curiosamente, non ne hanno aumentato il valore.
Io e Delinquente Anormale siamo ancora qui. Lui mi rivolge sguardi da far impallidire Charles Manson ogni volta che ho la sfortuna di incrociarne il cammino. I suoi atteggiamenti si sono fatti più subdolamente intimidatori. Una volta mi capitò di incontrarlo, io al sicuro dentro la mia auto, lui ubriaco a lato della strada e con gli occhi fuori dalle orbite mi lanciò un urlo di guerra abominevole. Per fortuna in mano aveva una bottiglia e non un'ascia.
Non so quanti di voi provino genuino odio verso qualcuno, un odio così forte da desiderare che sparica una volta per tutte da questo mondo. Spesso io ci ho fatto un pensierino.
Il problema è che, mentre io penso, Dovrò Ammazzarti agisce.

p.s.: la situazione che makkox prospetta nella vignetta non si è MAI verificata! Almeno non ancora...

p.p.s.: no, purtroppo il mio arcinemico non è Diego Abatantuono.

03/08/07

forse


Forse stasera esco. Forse tra un po' parto. Forse poi torno, e quando son tornato forse poi riparto, stavolta per trasferirmi, per cambiare città. Forse faccio un corso e al termine, forse, mi assegnano un tirocinio. Forse ho un posto dove stare, ma no, forse questo ancora no. Forse però ho un paio di lavoretti part-time che posso fare. Forse tutto andrà male o, peggio, andrà così così.
Forse, semplicemente, resto qui.
Perché a noi della Generazione X.......... noi che non abbiamo letto il libro ma guardavamo X-files, noi che non vinciamo né perdiamo ma al massimo pareggiamo, che pattiamo perfino a tris, noi che facciamo le crocette sul calendario aspettando niente, noi così certi dei nostri dubbi, così insicuri nel volere certezze, noi così allergici ai "Sì" e ai "No!", noi che dobbiamo risentirci più tardi, che ora è presto, è ancora troppo presto e in un attimo si è fatto tardi, và quant'è tardi........... a noi spesso mancano le forze. Ma mai i forse.