31/03/08

La solita malamatita


Opera del Maestro, ovviamente.

29/03/08

Italiaans


A Pasqua Amsterdam è un catalizzatore di neve, grandine, pioggia, vento, ci tiene a mostrare tutto il campionario del maltempo, come fosse un prodotto tipico, come se ne rivendicasse la paternità. Il cielo ha imprevedibili sbalzi d'umore, eppure la neve di Amsterdam non si trattiene, giusto una visita veloce che quasi non lascia tracce. E la grandine non fa troppo male, picchietta senza picchiare, e la pioggia non inzuppa, o forse sono io che non la sento bagnarmi, confusa nel freddo che mi stringe quando mi fermo o quando il vento spinge più forte. Ma se cammino, e cammino tanto, il freddo fatica a farsi strada tra gli strati di maglie che mi ricoprono e si accontenta di azzannarmi alle gambe, le quali sopportano in silenzio.
Amsterdam è sbilenca, antica e bellissima. I suoi palazzi con i tetti spioventi, accalcati, addossati uno all'altro, si spintonano per guadagnare spazio e si trattengono per paura di cadere nei canali, sulle anatre che scivolano indifferenti. Gli edifici vecchi di secoli non dimostrano la loro età, sono lucidi, arzilli, dal portamento distinto, la schiena ancora dritta, fanno impallidire i nostri palazzi ancora giovani ma già decrepiti e stanchi di vivere. I palazzoni moderni ad Amsterdam sono un'eccezione, alieni relegati nelle periferie che non trovano spazio nel cuore caldo della città. Qui, nel centro, le costruzioni più recenti si mimetizzano umilmente con i loro antenati, senza disturbare.
Un mare di turisti da ogni parte del globo affolla le strade, mille lingue diverse ci passano accanto e ci si abitua a presto. Gli italiani vengono identificati a chilometri di distanza, pure se non stiamo cantando "Volare" e non indossiamo la felpa FIAT e non stiamo addentando una mozzarella e non sbottiamo in bestemmie colorite, anche se camminiamo semplicemente, a testa bassa e mani in tasca, magari qualcuno ci urta e dice Scusa, in italiano, o magari una prostituta ci urla dietro offerte in termini a noi comprensibili e non possiamo fare altro che piantarci in mezzo alla strada e perquisirci in cerca di segni di italianità, a chiederci perché non possa essere scambiata per spagnolità o grecità o qualsiasi altra mediterraneità. Non lo sapremo mai.
L'atteggiamento degli indigeni sembra oscillare tra due poli opposti, tra l'ospitalità estremamente cordiale, spesso amichevole, e il fastidio evidente per l'invasore che non si preoccupa nemmeno d'imparare a salutare nella lingua del posto e che rumina una manciata di termini inglesi, con una pronuncia imbarazzante che ha l'effetto di unghie su una lavagna. Ma sopportano senza troppa fatica, ripagati dal costante flusso di danaro che inonda la città. Gli unici a insultarci sono i ciclisti, tra una scampanellata e l'altra. Procedono spediti, guizzando tra i passanti, molti in sella a bici sprovviste di freni e come uniche armi il campanello e le loro voci che ci apostrofano con epiteti incomprensibili. Sono bravissimi, non ne vedo cadere nemmeno uno, non assisto a nessun incidente anche se ci spero.
Il Red Light District è un formicaio assonnato di giorno che si risveglia e si riempie col buio, accendendosi di neon e squallore. Le ragazze osservano i pesci al di là del vetro, trascinati dalla corrente. Ogni tanto picchiettano con le nocche per attirarli, sorridono, alcune condividono la vetrina, parlano tra loro divertite, scherzano, i loro commenti fanno da contrappunto ai nostri. Altre non nascondono la noia, sembrano manichini spogli durante il cambio di stagione. Un paio compongono sms, indifferenti al passeggio. Mi chiedo cosa scrivano. Forse gli stessi messaggi scocciati di una segretaria che non vede l'ora di staccare.
Nelle strade più esterne del quartiere i sexyshop si alternano ai coffeeshop e agli spacciatori di cibo. Certe pietanze esposte sembrano già digerite e garantiscono l'intossicazione. Cucine orientali dagli effluvi viscosi si succedono a pessime imitazioni di pizze e a sandwich derivati dalla plastica. È difficile trovare un luogo di ristoro che non infligga un duro colpo allo stomaco o al portafoglio.
Con occhi avidi bevo Amsterdam e mangio la neve. La faccia è l'unica parte del mio corpo che affronta l'aria fredda del nord, mentre incrocio gruppetti di britannici in maniche corte, mentre olandesi senza guanti pedalano sulle loro bici-passeggino e i bambini seduti nelle cassette assaporano l'aria frizzante, mentre atleti in pantaloncini continuano imperterriti la loro corsa, mentre un bambino biondo con la maglia dell'Ajax insegue un pallone.
Rabbrividisco sotto il mio cappello peruviano, il giubbotto imbottito, la giacca di angora, il lupetto misto lana, la maglia in cotone caldo, e allora mi viene il dubbio. Che questi sono davvero ariani e io sono un misero essere inferiore.
Italiano.

20/03/08

...chi è che bussa a 'sto convento?

Vi lascio con uno dei classiconi di ogni blog che (non) si rispetti, e cioè una selezione delle chiavi di ricerca che hanno condotto alcuni utenti pazzerelli in questo luogo.

GRASSO È BELLO
battute sulle persone grasse
persone grasse con il cazzo di fuori
persone grasse paracadutismo (ora che ci penso non se ne vedono mai, è vero...)
blog contro le persone grasse (e pure un forum per organizzare meeting in cui linciare persone grasse!)
canzoni stupide sulle persone grasse
porno live grasse (solo su maxischermo)
alle ragazze piacciono i grassi (sìììì, ti piacerebbe...)

COSE UTILI
come uccidere mia sorella e farlo sembrare un incidente (putroppo sono figlio unico, ma dammi un po' di tempo per pensarci)
gomma da mettere sotto al cancello per non fare entrare le foglie (ah, se solo qualcuno la inventasse...)
il personal trainer della pausini (ascolta solo death metal)
suicidio vodka salvezza (l'ultimo bicchiere e me ne andròòòò)
paperino materassi collaudatore
parlare a rovescio da destra a sinistra (e a testa in giù)
il modo giusto per sverginare una ragazza (è farlo quando suo padre non è nei paraggi)
morto che richiede scarpe nei sogni
diarrea senza dolore (dove nessun anestesista si è mai spinto prima)
materiale organico nell ombelico
cose' l'esplorazione rettale (un gioco di società?)
canzone americana con rumore di sciaquone (ho il live)
tu donna partorirai con dolore+catene di sant antonio (se non spedisci questa lettera a 10 tue amiche partorirai 10 gemelli. pure se sei vergine.)

FILOSOFICI
ho studiato una vita per non conoscere la luce (con gravi danni alla vista)
sapere delle cose che nessuno sa
cose che le persone non possono sapere
cose che è meglio non sapere vedere
c'e' sempre il solo quando viene il sole c'e' sempre la notte quando viene la notte (coincidenze)

SOLO CON IO
la masturbazione mano controlaterale (standing ovation)
masturbarsi in autobus (per prendere alla sprovvista il controllore)
masturbazione con la suola delle scarpe (purché siano scarpe da calcio)
la msturbazione provoca l' alitosi (ma no, è che ho fatto colazione con una cipolla intera... giuro...)
quando è da solo mette la mano dentro il pannolino e si masturba (l'orgoglio di papà!)

PERVERSIONI
la mia prima sculacciata (bei ricordi...)
il nudo integrale di gattuso gennaro
adorare i piedi di gattuso gennaro (dopo 90 minuti di partita più recupero)
muratore tra le cosce (e la cazzuola in mano)
mia sorella a pecorina (viva la famiglia!)
grandi labbra show (uno spettacolo imperdibile)

VARIE
minetti annalisa kickboxing (furia cieca!)
rime su rocco siffredi (uhmmm... se vedi nudo Rocco Siffredi/ più lo guardi più non ci credi)
e fu subito sera

18/03/08

E se la sera ti fa un po' paura...


Va bene, confesso: non sono mai salito su un aereo. Gli unici voli che ho fatto in vita mia sono stati voli involontari giù da alberi con conseguenze spesso dolorose (contusioni, tagli profondi, difficoltà respiratorie, perdita di conoscenza). Adoravo arrampicarmi sugli alberi. È una cosa che mi manca tanto.
Scalare alberi è uno sport pericoloso, precipitare ancor di più. Quindi figuriamoci precipitare con un aereo che, inspiegabilmente, non vola ad altezza-albero.
Io non ho paura di volare. Sono solo terrorizzato dall'idea di precipitare, dai lunghissimi secondi (minuti?) in cui sei costretto sul tuo sedile come un condannato a morte mentre il suolo si approssima sempre più velocemente. Non riesco a immaginare cosa accada in quei momenti. La gente che urla a pieni polmoni e che deve riprendere fiato un paio di volte prima dell'impatto (AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH anf anf aaaaunn AAAAAAAAAAAHHHH... non rende granché bene), quelli che pregano, quelli che cercano di battezzarmi e darmi l'estrema unzione in un colpo solo, quelli che in preda al panico si strappano i vestiti di dosso e le hostess che se li rimettono. Esigo il paracadute, il sedile eiettabile, il cianuro. O almeno un rimborso.

La meta è Amsterdam. Ci sarà freddo, vento, neve e droghe. Io non fumo, non mi piace fumare. Sarò strano, ma non riesco ad apprezzare quella sensazione di copertone bruciato che inonda il petto. Preferisco l'alcol, per una questione di gusto e di logica, non di legalità. Gli alcolici li capisco. Sono dei liquidi, li puoi bere, li puoi combinare, li puoi mischiare con tante sostanze aromatizzanti e saporite, possono dissetare, rinfrescare e condurti al coma. Riempire un bicchiere e mandarne giù il contenuto è un'operazione naturale, ha un senso. Prendere delle foglie, seccarle, sbriciolarle, avvolgerle in un pezzo di carta, dargli fuoco e respirarne il fumo è un percorso un po' più tortuoso. Insomma, a chi cazzo è venuto in mente? Vorrei tanto congratularmi con lui per l'ingegno.
In ogni caso, vado ad Amsterdam e tra un Van Gogh e un Van Basten qualche sostanza dannosa per l'organismo bisogna pur provarla. I funghi li capisco, hanno una logica, ci si fanno pure le tagliatelle...

In questi momenti, quando sei alla vigilia di un meeting con la Nera Signora, ti ritrovi a pensare a tutte le cose che lasci in sospeso, anche le piccole cose che non saprai mai come andranno a finire. Ad esempio "Lost". Non potrò verificare se la mia teoria è giusta, e cioè che tutto quello che sta accadendo sia in realtà una grossa menzogna e che i personaggi di "Lost" non siano altro che attori, anche perché c'è il chitarrista drogato che assomiglia a un hobbit e potrebbe trattarsi della stessa persona. Ciò mi induce a sospettare che anche "Il signore degli anelli" fosse una storia di fantasia.
Non saprò mai se a Valentino Rossi di veloce resta solo la connessione e quante pappine prenderà la Roma dal Manchester.
Non saprò se è vero che per spaventare Giò Di Tonno basta minacciarlo con un grissino. Non avrò il tempo di riscattarmi da quest'ultima battuta.

Un ghiotto premio a chi indovina la citazione nel titolo di questo post e del precedente.

15/03/08

Giochi alla vita che cresce insieme a te...


Un anno fa venivo colto da terribili spasmi intestinali associati a emissioni gassose dall'odore sgradevole e intollerabile e violenta nausea accompagnata da irrefrenabili conati. Nasceva così questo blog.
Da allora la situazione non è per niente migliorata e continuate a vedere i risultati dei miei ripugnanti disturbi su queste pagine. Ma per quanto ancora?
La ricorrenza odierna infatti potrebbe precedere un addio. Non sto parlando di una di quelle melodrammatiche chiusure volontarie, addii alle scene, suicidi blogghistici, seppuku, harakiri, bukkake (anch'essi possono essere fatali) virtuali. No, purtroppo si tratterebbe di un addio indipendente dalla mia volontà e che va ben oltre internet. Parlo infatti dell'Estremo Saluto a questo grande, pazzo e meraviglioso blog chiamato Vita.
Tra meno di una settimana partirò. Nei miei programmi dovrebbe trattarsi di una breve assenza, in coincidenza delle vacanze pasquali. Nella realtà, purtroppo, non sarà così. Nel giro di pochi giorni dovrò infatti prendere quattro aerei e come tutti sanno le statistiche dimostrano che un aereo su quattro viene colpito in volo da missili di origine sconosciuta (ma io e te sappiamo bene di chi sono...) o precipita al suolo per altre cause, schiantandosi e accartocciandosi come una lattina di coca cola sotto il piede di un ragazzino di terza media ed esplodendo in una palla infuocata come un fuoco d'artificio illegale incautamente acceso da un ragazzino napoletano ripetente di prima media. E se per miracolo qualche passegero dovesse sopravvivere, finirebbe in una cazzo di isola piena di mostri, criminali e pazzi armati.
Certo, potrei sempre non partire, sarebbe la cosa più logica da fare. Ma ho già sborsato un po' di soldi e preferirei morire in modo terribile piuttosto che perdere un pugno di euro. E a quanto pare è proprio quello che accadrà.
In ogni caso non voglio che siate tristi, questo è comunque un anniversario, una lieta occasione per ricordare tutti i bei momenti trascorsi insieme. E ci resta ancora qualche giorno da condividere, da passare serenamente, in allegria. Quando poi non ci sarò più, chi vorrà potrà di tanto in tanto tornare qui e ricordarmi con un sorriso. Anche se il mio corpo sarà ridotto a un'informe mucchio di materia organica carbonizzata, un pezzetto di me sarà sempre con voi, tra queste righe.
Evviva!

07/03/08

Spesso il male di schiena ho incontrato


Oggi il medico consiglia: non guardare "Dr. House" se non si è in perfetta salute. Potreste riconoscere nel prurito dietro l'orecchio destro il primo sintomo di amiloidosi, nell'inspiegabile distacco di un pelo pubico il chiaro segnale dell'avvento del lupus, nel punto nero sul naso la sentenza di peste, nell'eccitazione dell'immaginare Carla Bruni cavalcare nuda verso la Bastiglia cantando la Marsigliese l'inequivocabile prova clinica della sarcoidosi.
Io, in questi giorni che sono stato afflitto da un grave malanno, mi sono sparato tutta la quarta serie del Dottor Bastardo. Un'overdose che poteva essermi fatale, soprattutto quando la mia temperatura corporea ha superato i 39° e mi appariva ormai chiaro che House stesse parlando con me quado diceva, col suo modo cinico e spietato, che stavo morendo e che non c'era un bel Niente dall'altra parte.
Ma questa volta hai fallito caro House, hai avuto torto e io ho ragione, sono ancora qui grazie alla mia geniale intuizione. Era influenza.
Aspirina e copritevi bene. Passerà.

P.s.: continua a essere la serie con i migliori dialoghi. Poco male se per la maggior parte del tempo non si capisce di che cacchio stiano parlando.