29/11/08

Don't fear the reaper

Essere svegliato da veementi urla isteriche alle 7:30 di sabato mattina è irritante. Vengono dal piano di sotto. La figlia 44enne minaccia i suoi anziani genitori di morte.
"Vi ammazzo! Vi ammazzo!" grida, ma nella sua voce c'è più disperazione che rabbia. Sbraita "Levati! Lasciami stare" e allora capisco che non ha intenzione di ucciderli davvero, altrimenti direbbe "Vieni qui! Vieni che ti ammazzo!" o, ancora meglio, "Vieni, non ti faccio niente..." magari con voce bassa e tono rilassato. Ma in questo caso non sentirei nulla e starei ancora dormendo.
Un doppio omicidio silenzioso sarebbe la scelta perfetta, soprattutto nei miei riguardi. Ho dormito cinque ore. Mi rigiro nel letto per un po', sperando di perdere conoscenza, ma non c'è niente da fare. Giù urlano ancora però non odo più accenni a morte violenta o spargimenti di sangue. Purtroppo.
La figlia dei vicini del piano di sotto ha 44 anni (lo apprendo adesso, grazie alle sue grida angosciose a proposito della sua vita rovinata) e tutta la mia comprensione. Sua madre è un donnone, taglia 20 di reggiseno, ex-professoressa, che ogni mattina, da decenni, affronta lunghi tour a piedi per rovistare nei cassonetti della città. Non avete idea delle leccornie che si possono trovare nella spazzatura. Neanche io ce l'ho e spero di non averla mai. Questa infaticabile e squilibrata donna è solita sbraitare contro il marito, il Professore. Lui è un uomo alto, ingobbito, malvagio. Era l'incubo dei bambini del palazzo, quello che sequestrava palline e palloni, che ci urlava contro (evidentemente è una caratteristica di famiglia), che protestava vibratamente con i nostri genitori. Inoltre da sempre ritiene di essere, per evidente diritto divino, il Sovrano del condominio, a cui è concessa ogni libertà infischiandosene del parere dei sudditi. L'Imperatore Professore può far abbattere alberi, cambiare serrature, occupare posti auto ed espandere il suo regno. Mastica amaro e sputa veleno di fronte alle proteste della plebe.
Il Professore è vecchio, è sempre stato vecchio, e già da bambino avevo l'impressione che uno con quella schiena ricurva, piegata dall'odio che porta ostinatamente e orgogliosamente sulle spalle, non potesse campare a lungo. Soprattutto nutrendosi di cibo raccolto dall'immondizia. Ancora oggi continuo a ripetermelo. Eppure lui e la sua consorte resistono, giorno dopo giorno, tenuti in piedi dal reciproco livore.
Io mi agito sotto le coperte, mi appiccico al cuscino. E prego che la loro figlia 44enne si decida a passare dalle parole ai fatti.

04/11/08

Live from Mountpeas... Is Election Day!



Che dire di questi americani, con la loro stupida informazione indipendente e libertà di parola? Nella loro lunghissima corsa alla Casabianca i candidati alla presidenza e le loro squadre hanno dovuto affrontare interviste con giornalisti veri che pongono domande vere, dibattiti in cui ogni loro gesto e parola è stato analizzato al microscopio di centinaia di commentatori e, cosa più incredibile, passare sotto il fuoco di fila della satira statunitense. Il baraccone elettorale nordamericano parte da lontanissimo e pare non fermarsi mai, alzando ogni sorta di lurido polverone e schizzando rifiuti liquidi al proprio passaggio. I comici sono lì a dare un po' di ristoro alla mente logorata di Joe Sixpack the Plumber, mettendo i politici sotto un'altra luce, più essenziale. Se Saturday Night Live ha da una parte messo in risalto i tic e i comportamenti più assurdi dei candidati, trovando il jolly in una Tina Fey più credibile della stessa Sarah Palin, dall'altra li ha resi più amabili, con la partecipazione dei veri McCain e Palin in alcuni sketch. Da 35 anni questo storico e, alle origini, innovativo programma, è fedele alla sua formula collaudata, con alti e bassi soprattutto sul fronte degli autori (e questo non sembra essere uno degli anni migliori) ma pescando soprattutto dei talenti comici destinati a imporsi. Nel cast attuale sembra mancare il mattatore carismatico, anche se la dotatissima Kristen Wiig ha le capacità per affermarsi.
La vera prova del fuoco per i candidati arriva con i talk show e 15 minuti al Late Show di David Letterman possono scorrere via piacevolmente o essere una tortura, come ha scoperto McCain alla sua ultima partecipazione. Infatti, dopo aver dato buca a Letterman adducendo come scusa la grave crisi economica che affligeva il paese per poi essere sorpreso a registrare un'intervista con CBS News (ma che diavolo avevano in mente?! fare la corna al vecchio Dave...), il canuto senatore è stato fatto a pezzi sera dopo sera, monologo dopo monologo da Letterman, fino al suo ritorno arrendevole nello show, in cui ha dovuto ammettere con la coda tra le gambe: "I've screwed up!" (Ho fatto una cazzata). Ve lo immaginate Berlusconi farsi piccolo e umile di fronte all'ira di Fabio Fazio? Già.
Letterman è il re dei talk-show d'intrattenimento, indipendente, equilibrato, rispettato, con un'ottima squadra di autori. Ma un programma che va in onda per anni, 5 giorni a settimana, non può ovviamente prescindere dalla brillantezza degli ospiti. Ecco perché vedere i candidati su quelle poltrone diventa una prova interessante. Il senso dell'umorismo è qualcosa che non puoi inventare o simulare. Il senso dell'umorismo è sintomo d'intelligenza. Se la tua idea di divertimento è fare le corna dietro la testa di un altro capo di stato o mimare una scarica di mitra su una giornalista, be', nominare Alvaro Vitali Ministro degli Interni Visti Attraverso Il Buco della Serratura potrebbe avere una sua logica. Intanto un Obama dall'aria distesa palleggia sciolto e non sbaglia un colpo nei suoi scambi con Letterman, Leno, Kimmell, suscitanto risate genuine nel sempre entusiasta pubblico miricano. Ma neanche il suo vetusto concorrente sfigura, compensando i suoi non fulminei riflessi con assortimento di facce buffe eredità del cinema muto e qualche battuta di repertorio.
Sembra non esserci limite alla libertà di manovra che hanno i comici nei media statunitensi, anche casi estremi come lo scandaloso Bill Maher che (grazie a dio... uhm, no, non grazie a lui...) è sempre al suo posto, suscitando l'indignazione di ogni credente e religioso del globo e l'ira dei repubblicani. Maher è decisamente un tipo senza peli sulla lingua ma quello che più colpisce un provinciale come me è l'assenza di conseguenze a certe sue dichiarazioni, come "She is a moron", "Wow, she is really stupid" e "Americans have finally found someone dumber than they are" tutte riferite alla sexy hockey mom Sarah Palin e ai suoi fan. La coraggiosa scelta della Palin come vicepresidente si è rivelata ben presto idiota e probabilmente (come tutti i sani di mente sperano) un decisivo autogol.
Insultare l'attuale Presidente è invece pratica comune e non comporta alcun rischio, data l'incontrovertibile evidenza dei fatti. Così, sempre Maher, può indicare George W. come un ritardato e perfino Letterman non esita a chiamare l'uomo più potente del mondo "a moron" (Cosa significa "moron"? The Urban Dictionary recita come prima accezione: "Sinonimo di George W Bush". Dunque...)
Insomma, per quanti difetti abbia il sistema americano, nessuno è intoccabile e non c'è un giorno in cui non sia sotto esame (non che questo implichi per forza un qualche cambiamento o ribaltone ma, hei, è gia qualcosa...)
Ovviamente nel nostro belpaese non avremo mai niente di tutto questo. La sudditanza nei confronti del potente è incisa nel dna dell'italiano, il solo fatto di vederne la faccia su un manifesto lo rende superiore a noi. Nei tg i politicanti non rispondono ad alcuna domanda ma rilasciano dichiarazioni. Ogni giorno assistiamo alla sfilata delle solite facce che fissano la telecamera e ci dicono quanto sono bravi e quanto sono cattivi quegli altri.
E poi non abbiamo un Letterman, un Leno, un O'Brien, un Kimmell. Non che sia fondamentale, eh, sia ben chiaro. Abbiamo ben altri problemi. Ma non ci sputerei sopra. In Italia non c'è una grande tradizione di stand-up comedy, i nomi sono ben noti e ben emarginati. Luttazzi è quello che più si rifà al modello americano, per me il più dotato battutista nostrano che sacrifica troppo spesso il contenuto al gusto lennibrusiano dell'oltraggio. Ma sto divagando.
Al di là di tutto, la più grande differenza tra noi e gli americani è che loro sulle vicende della Carfagna ci avrebbero già fatto dieci film porno. Siamo troppo indietro.