21/10/09

Vera



Da bambino ti amavo perché nessun altro osava farlo.
Perché le tue ginocchia erano sbucciate come le mie. Perché lanciavi le tue bambole sugli alberi e non t'importava se andavo a riprenderle.
Disegnavi giraffe variopinte e ti macchiavi le mani coi pennarelli.
Ridevo quando ridevi, senza mai chiedermi perché. E quando non lo facevi, e mi guardavi come un treno in corsa guarda un cane sui binari, mi veniva da vomitare.
Ma non sapevo niente di tutto ciò e nemmeno tu. Il mio rileggere quei giorni con gli occhi annebbiati è solo una menzogna preziosa. Per questo è così vera.

11/10/09

Il telefono


La prima di quelle telefonate arrivò una sera, l'ora in cui solitamente la donna si apprestava a coricarsi. Il primo squillo l'aveva fatta sobbalzare e quando al terzo aveva alzato la cornetta e detto "Pronto?" il cuore ancora le correva. All'altro capo c'era l'assoluto silenzio. La donna aveva chiesto "Chi è? Cosa vuole?" ma non c'era stata risposta.
La seconda telefonata arrivò dopo due giorni e il copione fu identico, e così la terza. Poi le chiamate si fecero più frequenti. La donna aveva provato ad urlare, a minacciare, a interrompere subito la comunicazione, ma gli squilli avevano continuato a piovere nel silenzio asciutto della casa.
Delle telefonate aveva ormai perso il conto quando, in un pomeriggio immobile come un gatto al sole, aveva cominciato a parlare col suo muto interlocutore. Gli aveva accennato delle incombenze domestiche che aveva sbrigato e quelle da sbrigare. Della carta da parati in camera da letto che mostrava, come lei, gli evidenti segni del tempo.
Nonostante il telefono squillasse sempre ad orari diversi, la donna ci aveva fatto l'abitudine. Lo raggiungeva senza fretta e appena alzata la cornetta cominciava a parlare.
Raccontò delle ciliegie acquistate al mercato, dello sceneggiato che seguiva alla radio, dei ragazzi che a notte fonda passavano in strada urlando sconcezze. Raccontò di un viaggio in Austria fatto da bambina, di sogni inquietanti che non comprendeva, delle mani dell'uomo che tanto tempo prima le scivolano lungo la schiena. Le parole sgorgavano da lei finalmente libere.
Raccontò la sua vita.
Le telefonate cessarono con lo stesso fragore con cui erano iniziate. La donna, spostandosi affaccendata per le stanze, gettava ogni tanto uno sguardo distratto all'apparecchio. Presto si trovò a passarvi accanto con lentezza, orbitando come un satellite attorno a un sole spento. In breve non potè pensare ad altro. Non sentiva più la radio o le grida sguaiate dei ragazzi, solo il cuore batterle sordo in gola.
Mise una sedia accanto al tavolino nell'ingresso. I primi giorni portò con sè un libro ma inciampava sempre sulle stesse righe e quasi non voltava pagina. Poi se ne dimenticò e non fece altro che stare seduta, fissando il telefono inerte. Il silenzo con cui aveva convissuto per lunghissimo tempo adesso le picchiava insopportabile nei timpani come un martello.
Quando la disperazione la riempì tutta fino a strabordare, la sua mano sinistra piombò sulla cornetta e la destra compose un numero.
Il primo squillo l'aveva fatta sobbalzare e quando la donna all'altro capo aveva detto "Pronto?" e dopo alcuni secondi "Chi è? Cosa vuole?", lei restò ad ascoltare in silenzio il silenzio.

05/10/09

A ciascuno il suo lutto



Il federalismo fiscale, si sa, è stato solo il primo passo di un radicale e necessario cambiamento che inciderà non solo sulle dinamiche amministrative ed economiche del nostro paese, ma anche su quelle sociali, andando a rafforzare le identità regionali e locali del territorio. Proprio in questa direzione si muove l'iniziativa che ha debuttato in occasione delle partite dell'ultima giornata del campionato di calcio: il lutto federalista.
L'iniziativa, che vedeva lo svolgersi del minuto di silenzio solo prima degli incontri con protagoniste squadre siciliane, a commemorazione delle recenti vittime di Messina, può dirsi complessivamente ben riuscita. Ad eccezione di un piccolo intoppo verificatosi a Bergamo, dove un colpo di testa dell'indisciplinato arbitro Rocchi ha costretto i giocatori di Atalanta e Milan e i tifosi padani tutti a unirsi nel ricordo dei caduti.
Al di là di questo perdonabile errore (che probabilmente con la moviola in campo si sarebbe potuto evitare), l'atto di cordoglio non si è svolto con successo in tutti gli altri campi, risultato che fa ben sperare per una futura riproposizione in occasione delle prossime sciagure federali. Già previste, anzi, nuove modalità di commemorazione ancora più caratterizzanti dal punto di vista culturale (nell'immagine "Un minuto di tammurriata" in ricordo delle vittime di Sarno).
Alle sterili polemiche (ma, occorre precisare, flebili e sparute) di coloro che evidentemente hanno tuttora una visione ottusa circa lo sviluppo del paese, è sufficiente rispondere ricordando che la Sicilia è una delle regioni a statuto speciale, con tutti i vantaggi che questo comporta. Tutta Italia si unisce al dolore di quelli che, in quanto speciali, simpaticamente amiamo chiamare terroni, ma che è giusto considerare soltanto "diversamente italiani".

03/10/09

Se fossi dedito al saccheggio



Ecco, se fossi seriamente dedito al saccheggio potrei affermare che ottobre non poteva cominciare meglio.
Certo, come spesso accade, anche nelle attività predilette capita di doversi sporcare le mani, figuriamoci se bisogna letteralmente tuffarsi nel fango, come in questo caso. Non nego che sguazzare nella melma non riporti a galla una certa gioia infantile, quando nel gioco spensierato ci si rotolava per terra totalmente incuranti dell'igiene personale. Ma se fossi dedito al saccheggio e potessi scegliere la calamità ideale, sicuramente opterei per il terremoto, evento che qui è lungamente atteso, da molti con rassegnazione e inquietudine, da altri come una ghiotta opportunità (di saccheggio). Il terremoto interesserebbe un'area immensamente più vasta, con ovvie conseguenze positive (per l'attività depredatoria): maggiore possibilità di scelta degli obiettivi; pari opportunità per tutti i predoni e quindi una competizione rispettosa e corretta; una confusione generale di ampia scala, ottima come copertura delle attività (un saccheggiatore professionista deve essere sempre pronto lì dove le istituzioni e i cittadini sono impreparati); i tempi lunghi necessari al ritorno alla "normalità" che consentono un saccheggio paziente e diluito, ecc.
Ma in questo campo non è possibile fare troppo gli schizzinosi e se quello che ci viene offerto è un fiume di fango, sarebbe un'imperdonabile scortesia rifiutare (se fossimo dediti al saccheggio).
Ovviamente nel fingersi volontari desiderosi di collaborare è quasi inevitabile trovarsi nella condizione di dover realmente prestare soccorso. In questi casi non c'è altro da fare che mostrar buon viso a cattivo gioco, diligentemente. Bisogna infatti sempre tener presente che il nostro paese offre innumerevoli e gratificanti opportunità di saccheggio (non che questo campo sia di mio interesse) e che la nostra provincia in particolare non può dirsi seconda a nessun'altra, anche grazie al prolungato, costante e imperterrito lavoro di tutte le istituzioni. In un momento di crisi globale come quello che stiamo attraversando, un saccheggiatore può considerarsi fortunato per le infinite e varie possibilità di occupazione, anche in ottica futura.
Naturalmente, se fossi dedito al saccheggio, sarei comunque contrario al Ponte sullo Stretto, il cui prevedibile crollo non offrirebbe nulla alla categoria, a fronte di un investimento enorme e senza ritorno.
Non sarebbe meglio investire quei fondi per costruire altre abitazioni nei letti dei torrenti, che nella nostra provincia di certo non mancano, o sui tratti della costa ancora colpevolmente intatti?
Ne gioverebbero tutti, in primis i comuni cittadini che per qualche anno avrebbero un tetto sulla testa, prima di essere spazzati via nell'accogliente abbraccio dell'amatissimo Mediterraneo, e conseguentemente noi saccheggiatori (non che io sia uno di loro).