Ma dove sono
finiti gli psicologi uomini? Che io conosco un sacco di psicologi
femmine, che per comodità chiameremo psicologhe, e nemmeno uno
maschio.
Che se uno
di un istituto di ricerca di, mettiamo, Torino, mi telefonasse a casa
e dicesse: “Salve, sono Mario dell'Istituto di ricerca di Torino.
Potrebbe concedermi due minuti del suo tempo per rispondere a qualche
domanda sul sesso degli psicologi?”, io risponderei: “Certo
Mario, mi interessa molto l'argomento, sono a sua disposizione.”
“Grazie.
Tra tutti gli psicologi che lei conosce personalmente, facendo una
stima approssimativa, che percentuale è di sesso maschile?”
“0%”.
“Ha detto
zero?”
“Sì, zero
percento”.
“Bene. E,
sempre facendo una stima approssimativa, che percentuale indicherebbe
come di sesso femminile?”
“Uhmmm, mi
faccia pensare un attimo... Direi il 99%”.
“Novantanove?
Ne è sicuro?”
“Ce n'è
una che ha un po' di baffetti... No, sa cosa le dico Mario? Segni
100. Cento percento”.
“Benissimo,
100. La ringrazio per il suo tempo.”
“Di nulla.
Però Mario...”
“Sì? Mi
dica.”
“Io al
posto suo, comunque, chiamerei anche qualcun altro, ché magari ce
n'è di maschi, solo che io non ne conosco.”
“No, ma
infatti era proprio questa la mia intenzione.”
“Ah,
apposto allora. La saluto.”
Non vorrei
essere io a far sballare la statistica ma per quanto ne so ormai
esistono solo psicologhe. E non so se è un bene. Tutte bravissime
eh, ma prendiamo il caso particolare di un tizio. Lo chiameremo
Sigmund, in onore di coso, lì, come si chiama... Sigmund Haringer,
difensore del Bayern Monaco dal 1928 al 1934.
Sigmund è
stato appena mollato dalla fidanzata, Greta. È disperato, non esce
più di casa, ascolta Umberto Tozzi, ascolta Cocciante, fa molti
pensieri brutti e non solo a causa della musica che ascolta. Gli
amici dicono: “Dai Sigmund, ci sono tanti pesci nel mare” che è
una di quelle frasi del cazzo che si possono accettare solo da un
cameriere, durante un pranzo al ristorante.
“Scusi,
c'è la sogliola?”
“No, mi
spiace. Ma ci sono tanti pesci nel mare. Ed infatti oggi abbiamo la
spigola.”
“Ottimo,
me ne porti una.”
Un altro
amico di Sigmund, Carl Gustav, un tipo più pratico, lo chiama:
“Forza Sigmund, devi scuoterti! Stasera usciamo. Andiamo a
puttane.”
Ma Sigmund
sta troppo male, non se la sente, e poi ha solo trenta euro con cui
deve tirare fino lunedì.
Soffre
Sigmund, deperisce e finalmente un giorno si guarda allo specchio e
capisce che ha bisogno di aiuto. Un aiuto professionale.
Cerca
“Psicologo” sulle pagine gialle. Oh, ce ne fosse uno maschio.
Vabbè, si
dice, proviamo questa.
Così
Sigmund entra in cura dalla dottoressa Inga ed all'inizio è tutto un
Greta di qua, Greta di là, io non ce la faccio, io mi ammazzo.
E la
dottoressa Inga, Ma no Sigmund, vedrai che ce la fai, vedrai che non
ti ammazzi, ci rivediamo martedì alle 17.
E così per
settimane, poi mesi, finché Sigmund non comincia a parlare sempre
meno di Greta e sempre più di altri problemi, di altri pensieri, di
sé stesso, e la dottoressa Inga, con le gambe accavallate, annuisce
e scrive. Tanto che un bel giorno Sigmund si rende conto che Greta
quasi non la ricorda più, anzi, se ne sbatte proprio il cazzo. E la
dottoressa Inga gli dice: “Sigmund, sei guarito.”
E Sigmund,
con gli occhi lucidi, dice: “Grazie! Grazie infinite! Dottoressa,
finalmente posso dirglielo. Posso confessare!”
“Cosa
Sigmund?”
“Inga, io
ti amo!”
“E no
Sigmund, non è possibile, mi spiace. Deontologia professionale.”
“Ma... ma
io ti amo Inga! Io non posso più vivere senza di te.”
“Ascoltami
Sigmund, quello che credi di provare è solo un costrutto della tua
psiche, una normale reazione a un rapporto prolungato, un comunissimo
transfert. E poi, tra l'altro, a me piacciono le donne.”
“Ma...
“Tieni, ti
do il numero di una mia collega che può esserti d'aiuto, la
dottoressa Hilde. Chiamala appena torni a casa.”
E invece
appena torna a casa Sigmund chiama Carl Gustav e vanno a puttane.