A un certo punto i Nostri Tempi non sono più nostri, non sono più tuoi. A un certo punto ti guardi in giro, guardi quelli, i giovani, e cominci a pensare "Ai miei tempi..." E sebbene hai sempre sospettato che prima o poi sarebbe successo, di certo non immaginavi che il momento sarebbe giunto così presto.
Per me è arrivato da un bel po', ma non so di preciso quando. Forse si comincia con i cartoni, che "Ai miei tempi sì che c'erano bei cartoni, non queste cazzate che vedete ora, i porkemon, gli yougurt-oh, i dragonboh. Ai miei tempi c'erano i Tigerman e i Devilman che facevano vedere il sangue, capito bambocci?"
Che se fosse venuto uno, ai miei tempi, a dirmi queste cose, probabilmente avrei pensato: "E sticazzi". I bimbi di oggi no. Mi guardano in silenzio e mi ascoltano. Poi mi pestano, mi danno calci in faccia con le crocs. Mi fanno vedere il sangue, come Tigerman. I bimbi di oggi si vestono alla moda. A me, da bambino, i vestiti li compravano la mamma o la nonna. I maglioni li facevano a mano. E io li indossavo. Andavo in giro avvolto in arazzi settecenteschi, ché mia madre si sentiva creativa. Quando giocavo a nascondino gli amichetti mi vedevano a centinaia di metri di distanza. I bimbi di oggi hanno il consulente d'immagine. Potrebbero apparire sulla copertina di una rivista patinata. E ci entrerebbero a grandezza natuale. Non capisco mai se sono bambini o dei trentenni nani. Li vedo passare in gruppi rumorosi e vivaci, ricoperti di firme, di D&G, di Richmond, di Frutta (non omogeneizzata), mentre picchiettano sui loro cellulari-prototipo e tirano marlboro, diretti a scippare e stuprare una vecchietta o a dar fuoco ad un barbone, e, con un misto di paura e ammirazione, mi mimetizzo con il muro grigio di un palazzo, favorito dai miei abiti Oviesse. Ai miei tempi con gli amici ci si ruzzolava nel fango, si giocava a pallone, ci si ruzzolava nel fango, si correva in bici, ci si ruzzolava nel fango, si giocava a guardie e ladri, ci si ruzzolava nel fango, mentre le bambine preparavano tortine di fango per quando avessimo finito di ruzzolarci nel fango. E se qualche giorno fiacco si stava un po' tranquilli a fare i compiti e a guardare la televisione, mia mamma arrivava e diceva: "Basta tv, ora vai fuori a rotolarti nel fango!". Ovviamente non quando indossavo il maglione con la riproduzione de L'Ultima Cena.
Poi, un po' più cresciuti, con gli amici si usciva a passeggiare in Centro. A piedi, che ai miei tempi le macchinine ultra-lusso da 15000 euro per i non-patentati non c'erano. Magari capitava di veder passare delle scatolette orribili, sfigatissime, guidate da ultracentenari o da tizi a cui avevano fatto a coriandoli la patente, che non potevi fare a meno di indicarle e gridare "Ah ah!". No, noi uscivamo a piedi e andavamo a comprare roba all'Upim o alla Standa, che di entrare in un negozio, quelli con i commessi che ti sorridono e agognano serviriti in tutto e per tutto, non ci passava nemmeno per la testa. E compravamo pacchi di mille magliette Fruit of the Loom, 300 magliette 5000 lire, me ne son cadute 50 in più signo', che faccio, lascio? E i jeans James Dillon, la cui etichetta recitava "Questo jeans si autodistruggerà entro 30 secondi", e i bidoni di gel made in Chernobyl che hanno annientato le capigliature delle migliori teste della nostra generazione.
E le Converse All-Star.
Qualche anno fa ho ricomprato un paio di Converse. Erano tornate di moda, dopo che per anni parevano estinte. Poi ho scoperto che la casa è stata acquisita dalla Nike. Ho comprato le mie solite Converse, quelle blu, pagate cinque volte di più che ai miei tempi. Andando in giro con le mie nuove Converse ai piedi mi sentivo in colpa. Incrociavo ragazzini e ragazzine ricoperti di firme e con le Converse ai piedi e realizzavo di avere le scarpe alla moda. Le Converse, tra le più scomode mai create grazie alla suola ultrasottile (ma come cazzo facevano a giocarci a basket?), con il loro eterno e inestinguibile puzzo di copertone bruciato, fatali in caso di pioggia, che si scollano, si bucano e si strappano sempre lì, nel solito punto, a metà del lato interno, proprio dove la scarpa si piega quando si cammina. E 'sti ragazzini, 'sti modelli in erba, giravano con le mie stesse scarpe. Ed io pensavo: "Ma che cazzo ne sapete voi, che ai miei tempi queste scarpe, qui da noi, non le cagava nessuno, che costavano 30mila lire alla Standa, e voi manco sapete che c'era la Standa e tra un po' vi scorderete pure della lira e delle Converse, ma io delle Converse non me ne scorderò mai!".
Così ogni volta che le guardo, che le calzo, che le allaccio, che sento un copertone bruciare, penso ai miei tempi. E a quanto cazzo ho pagato 'ste scarpe di merda.