28/12/07

L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford


Forse è un po' stupido sottolineare che un determinato film dovrebbe essere visto al cinema, dato che tutti i film, a parte quelli con protagonista Gerry Scotti, nascono per il grande schermo. Ma, considerando che ormai la visione cinematografica è diventata un'esperienza rara (e, purtroppo, spesso fastidiosa e snervante), non è poi così strano consigliare caldamente di godere di una certa opera nell'abbraccio di una sala buia. Prendete i film di Malick ad esempio. O prendete questo film, che nel piacere della scoperta di paesaggi maestosi e dettagli d'infinita bellezza ricorda la poetica di Malick, sui cui si distende una storia da ballata dolente, storia di cannibalismo di un mito e di debolezze umane.
Per me Andrew Dominik è una sorpresa assoluta. Non ho visto il suo film precedente nonché esordio, risalente a ben 7 anni fa, e rimedierò il prima possibile. Di sicuro è un Autore con una forte personalità. "L'assassinio di Jesse James" è un'opera matura governata con mano sicura, lucidità & trasporto, pressoché esente da difetti, ricca di immagini che dissetano gli occhi più avidi. Le interpretazioni dei protagonisti sembrano toccare l'eccellenza e vien subito voglia di rivedere la pellicola in originale per verificarlo. A guarnire il tutto, la bellissima colonna sonora di nientepopodimenoché Nick Cave (che regala anche un cameo) e il suo amico Warren Ellis.
Da vedere. Al cinema.

25/12/07

Chain Chain Chain, Chain of fooooools

Makkox mi ha incatenato.
Sai che novità, direte voi.
Sì, ma lui prima era stato a sua volta incatenato da Heike. Che a sua volta era stato incatenato da...
Insomma, una specie di festino della Casa delle Libertà, ma senza la Santanché.
Partiam!

1- Perché mai apristi il blog?
Aprii il blog per dimostrare di non essere la solita biondona tutta tette e niente cervello. Questo prima di fare il film con Pieraccioni.

2- Il tuo primo post?
Nel mio primo post c'ho infilato Proust per sembrare intelligente.
La memoria involontaria, la madeleine, il tempo perduto, tutte cose che suscitano una certa ammirazione durante le riunioni del "Circolo del Cinghiale Scannato".
Ovviamente io Proust non l'ho mai letto. Però ricordo bene i suoi esaltanti duelli con Mansell e Senna.

3- Il post di cui ti vergogni di più?
Quello in cui rivelo di averla dovuta dare per arrivare dove sono adesso. Insomma, di quando non avevo i soldi per il taxi.

4- Il post di cui sei più fiero?
Non avendo grande memoria, direi quello in cui propongo una semplice ed efficace soluzione al conflitto tra Israele e Palestina. Ma anche quello in cui racconto di quando dovetti pulire la vasca da bagno di Giuliano Ferrara. E mi piacque.

5- Quando la smetterai di scrivere cazzate?
Quando raggiungerò la massima carica dello Stato: valletta della Ruota della Fortuna.

Passo questa catena a:
Ettore Majorana
Tgcom
Mago Gabriel
Cugina Daisy
L'accoltellato del Museo

18/12/07

Tutto scorre?


Sembra ieri che scorreva bene. Quand'è stato? Sembra ieri, forse era ieri, che tutto scorreva bene. Come un fiume di sola acqua, come un auto in autostrada nella notte feriale, come la lingua di un cantante jazz, come un pianeta nella sua orbita.
Com'è?
Com'è che poi tutto si ferma, da un giorno all'altro, si blocca, come un treno stridente alla stazione, come un tridente nel terreno, come un torrone tra i denti? Perché cominciano i giorni del vuoto, e galleggi solitario come un'astronauta in un'astronave stretta e senza oblò?
Com'è che tutto è fermo se tutto scorre?

16/12/07

Raffreddore cronico

Io sono un mutante. Il mio corpo è composto al 70% di muco. A Carnevale con i fazzoletti usati faccio un carro di cartapesta, senza usare la colla.

11/12/07

Astinenza e isteria


"Ti prego ne ho bisogno! Andiamo fratello, dammi la mia dose, posso pagare, giuro, posso pagare! Amico, non dirmi così, che vuol dire che è finita? Io ne ho bisogno, NE HO BISOGNO! Tieni, prenditi pure il mio orologio, è della Breil, toglimi tutto, pure il mio Breil ma dammene un po', ti scongiuro, mi metto in ginocchio, CAZZO! Sì, io sto calmo, sto calmo, ma trovamela, trovamene un po'... Sono sicuro che se guardi bene vedrai che te ne è rimasta un po'... Dio, non ce la faccio... TIRALA FUORI CAZZO, DAMMELA O TI AMMAZZO!!!"
Ho assistito a scene di questo tipo stamane, presso vari distributori di benzina. In città non si vedevano file così lunghe di auto dall'anno scorso, quando le prostitute liquidavano tutto per cambio gestione.
Tutta la popolazione si è riversata sulle strade, consumando in coda fino all'ultima goccia di benzina in modo da poter fare il pieno. Chi non possedeva un'auto l'ha acquistata oggi apposta. Immaginate la loro reazione quando, giunto il loro turno, si sono sentiti dire dal benzinaio che il carburante era esaurito. Chi l'avrebbe detto che la pistola erogatrice potesse entrare in un buco così stretto...
Scene di disperazione e d'isteria di massa. C'è qualcosa di dolorosamente triste nel vedere un pover'uomo spingere la propria Porsche. Alcuni tizi sono stati sorpresi mentre con dei tubi succhiavano la benzina dai serbatoi. La cosa bizzarra è che non la risputavano. Erano mangiafuoco di un circo di passaggio. Un altro uomo, fuori di senno, ha provato a darsi fuoco cospargendosi di chinotto.
Cronaca: esponente di Alleanza Nazionale colto d'infarto alla notizia che i nomadi avevano in programma da tempo di lasciare gli accampamenti e rimettersi in viaggio proprio oggi, ma vista la situazione hanno rimandato al prossimo secolo.

10/12/07

Le stragi del lunedì mattina


Sono spaventato dall'età di alcuni automobilisti. Ce ne sono di talmente vecchi che la lora prima patente era per guidare le bighe. Non so come facciano ad andare ancora in giro, ma se sei abbastanza vecchio da ricordarti di quando Rita Levi Montalcini era un'avvenente fanciullina, la patente ti andrebbe ritirata d'ufficio. Magari con una solenne cerimonia, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, che termini con la tua mummificazione. Sarebbe opportuna anche la presenza di un personaggio più fresco, per venire incontro al pubblico più giovane, chessò, Andreotti.
Ma sto divagando...
Il ritiro della patente agli anziani, un punto che andrebbe inserito in qualsiasi programma politico serio e che trascinerebbe alle urne tutti gli under 50 con diritto al voto. La pratica di sospensione dovrebbe essere rapida e indolore, senza trafile burocratiche. Basterebbe che una pattuglia della municipale fermasse ogni auto il cui conducente ha più rughe di Clint Eastwood e gli ponesse giusto un paio di domande:
- Come si chiama?
- Dove si trova in questo momento?
Se le risposte dovessero essere di questo tipo:
- Mata Hari.
- Addis Abeba.
il pubblico ufficiale, senza indugio, provvederebbe a strappare a morsi la patente dello zombie. Questi poi verrebbe prontamente accompagnato da "quei gentili signori col camice bianco e la macchinona con la luce blu sul tetto che fa nieu-nieu" in un luogo tranquillo, dove verrà premurosamente accudito.

06/12/07

Psicologia femminile - Lesson #1


Quando da bambini voi maschietti giocavate a pallone o vi inseguivate brandendo scerzosamente dei bastoni, cos'è che facevano le femminucce?
Torniamo indietro con la mente. Eccole lì, in un angolino, a giocare con le bambole o a fingere di cucinare deliziose torte, le pazzerelle! Ingenui. Questo è quello che volevano farvi credere. In quelle riunioni sediziose cominciavano a scambiarsi il sapere, tramandato dalla notte dei tempi, generazione dopo generazione, che ha come risultato le terribili tecniche psicologiche destinate ad annichilire l'uomo. Questo accadeva mentre vi prendevate gioiosamente a pietrate e udivate di tanto in tanto le loro squillanti vocine esclamare: "Oh, che buona questa torta, Barbie, sei la migliore cuoca del mondo!".
Fregati.
La tecnica che illustreremo oggi è nota come Tecnica Della Doppia Domanda Del Delfino Demoniaco.
Essa si sviluppa in due fasi.
Con la prima domanda, che indicheremo come A, la vostra compagna si informerà sul vostro gradimento riguardo una qualsiasi attività. Ecco un semplice esempio chiarificatore.

A: Ti piacerebbe sgozzare dei tenerosi cuccioli di cocker spaniel e berne il sangue?

Se la vostra risposta sarà "Sì", non si presenteranno le condizioni perché venga posto il secondo interrogativo e completata la tecnica. Ma se, inspiegabilmente, la vostra risposta dovesse essere negativa, ecco subentrare la fatale domanda B

B: Ti piacerebbe sgozzare dei tenerosi cuccioli di cocker spaniel e berne il sangue insieme a me?

La tecnica è portata a compimento non lasciandovi scampo. Se la vostra risposta sarà ancora negativa essa rappresenterà un'offesa personale per l'esemplare femminile e porterà a spiacevoli conseguenze. Se vi farete forza e risponderete di sì sarete costretti a fare qualcosa che non sta proprio in cima alle vostre preferenze. Ma non vi scoraggiate. Il sangue dei cuccioli di cocker non è poi così male.

Aggiungiamo una postilla. Per logica, la domanda B non dovrebbe nemmeno essere posta, essendo un sottoinsieme di A, a cui è già stata fornita una risposta negativa. Ragionando per assurdo (quindi come una femmina), possiamo dedurre che, in barba ad ogni legge matematica, per la donna è A ad essere un sottoinsieme di B. A renderla tale è la parte "insieme a me", che pone proprio Lei, la Donna, al centro dell'Universo, in barba (e due!) ad ogni legge fisica e astronomica. Ma stavamo ragionando per assurdo. Di conseguenza possiamo concludere che: l'amore è un errore di calcolo.

04/12/07

La salvezza dello sSpirito



Rovistando tra un mucchio di scartoffie in un armadio, ho sbattutto il grugno contro il mio "periodo Bukowski". Lo vissi da ragazzino, approssimativamente dopo il mio "periodo Chandler" e prima del "periodo Carver" ed ebbe come frutto una serie di racconti per organi caldi, colmi di parolacce, sesso e filosofia alcolica. Ero un 14enne che si fingeva un vecchio scrittore maledetto per sfogare le sue frustrazioni adolescenziali nei momenti vuoti tra una sega e l'altra. Bukowski fu come un frontale con un tir, al di là dei contenuti adoravo il suo stile unico, musicale, sincopato. Inoltre imparai tantissimi sinonimi per l'organo sessusale femminile.
Dalla pila di cartaccia è saltato fuori un racconto che avevo completamente dimenticato. Comincia così:

nove lattine sul pavimento sporco. una decima in mano, mezza vuota.
mezza piena? no no, mezza vuota.

Con quale incredibile maestria l'autore riesce, in sole due righe, a darci un'idea dell'ambiente e dello stato fisico e mentale del protagonista, oltre che del suo carattere!
Comunque... La storia è questa. Il protagonista, uno scrittore di nome Charles Brosky, passa la prima pagina e mezza a bere e a trattenere la vescica. Poi ha un'allucinazione: un lampo bianco, quindi l'apparizione di un uomo, dal naso grosso e con indosso una tunica, che mette il piede su una lattina e sbatte il culo a terra. L'allucinazione persiste e Brosky comincia a temere che si tratti di un pazzo pericoloso che, tra l'altro, parla in maniera curiosa. Brosky esce di casa e monta in auto e il Nasone si materializza come per magia sul sedile posteriore, facendo quasi prendere un colpo al nostro protagonista. Scopriamo finalmente che Nasone non è altri che Dante Alighieri, venuto per ricondurre Brosky sulla retta via. I due finiscono in un localaccio, vengono avvicinati da due donnine intraprendenti e Brosky fa ingurgitare a Dante un po' di bumba, per farlo sciogliere.
Il vecchio Dan ci prende gusto, manda giù una serie di whisky, fino a ritrovarsi svenuto sul pavimento. Brosky lo carica in auto e, giunto dinanzi casa, prova a farlo rinvenire. D'un tratto Nasone comincia a brillare e a levitare, subito sobrio, e un'altra apparizione illumina la scena.
Ma lasciamo che sia il racconto a parlare, qui riportato senza alcuna correzione o censura (che fortunelli che siete!).

lassù in mezzo alla luce c'era una Donna, incredibile. ne avevo, ne ho viste tante nella mia vita. le ho guardate da tutti i lati, da vicino, in tutti i punti più preziosi e belli che hanno. me la sono spassata, altre volte ci ho sofferto e ho preso il volo. ne ho viste di bellezze.
ed ecco quella Donna come una stella sulla mia testa, incredibile, indescrivibile.
Il mio veder fu maggio che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede.
Nasone levitò piano piano.
La Donna parlò: - C'è stato un errore maledizione. Ti abbiamo mandato dal tizio sbagliato. Ma come ti sei ridotto, che razza di angelo sei?
lo afferrò per un orecchio, Nasone gemette. poi scomparvero, la notte inghiottì la luce.
gridai: - MI DISPIACE AMICO!!!
La Donna era pur sempre una donna.
tutto sommato mi era andata bene. entrai in casa. accesi la luce.
sulla mia poltrona c'era un tizio con un cappuccio e una lunga tunica rossa. sorseggiava del whisky.
chiusi la porta e ne presi un po' anch'io.
- sei il mio angelo? quello giusto?
- Sì.
- piacere, Charles Brosky.
gli porsi la mano. la strinse.
- Giovanni Boccaccio.
- davvero?
- Sì.
- cazzo. sei sempre stato tu il mio preferito.
bevve il suo whisky e io bevvi il mio. lanciati a folle velocità verso la salvezza.

03/12/07

Questione di anima



A me piace la musica soul. Quella di mezzo secolo fa, Ray Charles, Sam Cooke, Otis Redding, (ne parlai qui) , Aretha Franklin, Wilson Pickett, Etta James, Roberta Flack, per intenderci. Quei tizi che, quando cantavano, sudavano. Sudavano l'anima.
Il soul è uno di quei generi difficilmente definibili (o forse lo sono tutti). Erede del rhytm & blues, spaziava dalla ballata al ballabile, dall'atmosfera solare al suono sporco, dalla gioiosità debordante alla struggente malinconia e le differenze erano consistenti anche tra le case discografiche, come ben sanno tutti i conoscitori della Motown e della Stax. Il soul non aveva un'identità, a parte quella di appartenere profondamente, nella sua essenza/anima, alla gente di colore.
Negli anni il soul è cambiato, per non dire finito. Il funk, la dance, il pop e l'hip-pop lo hanno contaminato fino a renderlo irriconoscibile (e attenzione, seppure indefinibile, in origine il soul riconoscibile lo era senza dubbio) o emarginandolo tra le mani e le corde vocali di pochi nostalgici puristi.
Alicia Keys mi piace perché è una compositrice raffinata e in alcuni suoi pezzi riesce a tornare a quell'essenza/anima. È un'artista che, se fosse nata molto molto prima, probabilmente starebbe in mezzo a quei nomi lassù. Nell'ascoltare la sua produzione si percepisce chiaramente il suo essere in bilico tra quell'eccezionale tradizione e l'influenza contaminatrice dello stile produttivo odierno, fatto di sovrabbondanza, campionamenti e beat elettronici, stereotipi hip-hop e compromessi pop. Sono contaminazioni che molto spesso impoveriscono brani che, spogliati di tutti questi stucchevoli orpelli, potrebbero assurgere a nuovi standard della musica soul.
Invece, sovraccarichi di modernità, sono destinati a invecchiare prima di quelle canzoni che hanno già mezzo secolo sulle spalle.

02/12/07

Altarini

Mi piace Alicia Keys.

29/11/07

Tornando a lui...

Ma ci pensate se Rino Gaetano fosse vivo, tra noi, in quest'Italia mostruosa di politici deliranti, intercettazioni, omicidi plastificati, ultras scatenati, giornalisti senza domande, reality irreali, guerre di pace, crisi ambientali, processi infiniti, pd pdp udc dc?
Come racconterebbe tutto questo?
Così:

non più a gas ma a cherosene
il riscaldamento centralizzato più ti scalda più conviene
niente carbone mai più metano
pace prosperità e lunga vita al sultano
(Spendi Spandi Effendi)

Rare tracce di signori
benpensanti e non creduti
traffichini grossi e astuti
ricchi forti e incensurati
(Rare tracce)

Il vero metro è la ferrovia
che come la CIA te può insegnà
che una differenza sostanziale e profonda
fra prima e seconda ci deve stà
(Okay papà)

Ladri di stato e stupratori
il grasso ventre dei commendatori
diete politicizzate
evasori legalizzati
auto blu
(Nuntereggae più)

fabbricando scuole dai un tuo contributo personale all'istruzione
fabbricando scuole sub-appalti e corruzione bustarelle da un milione
fabbricando case popolari biservizi secondo il piano regolatore
fabbricando case ci si sente vuoti dentro il cuore
ci si sente vuoti dentro il cuore
ma dopo vai dal confessore e ti fai esorcizzare
spendi per opere assistenziali
per sciagure nazionali e ti guadagni l'aldilà
e puoi morire in odore di santità
(Fabbricando case)

lui è stato sempre puro come l'alito di chi
non beve e non fuma lava i denti tutti i di
profuma di roba francese e sulla camicia ha un foulard di chiffon
regala sorrisi distesi ai suoi elettori ai bambini bon bon
non teme ne estate ne inverno se andrà all'inferno ci andrà col gilet
dimentica i tuoi problemi imbarca i tuoi remi lui pensa per te
inaugura mostre e congressi autostrade e cessi ferrovie e metrò
(Capofortuna)

E su sei sempre il più e giù sei un uomo in più
e su sei sempre tu e giù non ci sei più
(Su e giù)

a te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
(Ti Ti Ti Ti)

Beati sono i santi, i cavalieri e i fanti;
beati i vivi, i morti ma soprattutto i risorti
Beati sono i ricchi perché hanno il mondo in mano
Beati i potenti e i re e beato chi è sovrano
Beati i bulli di quartiere perché non sanno ciò che fanno
Ed i parlamentari ladri che sicuramente lo sanno
Beata è la guerra, chi la fa e chi la decanta
Ma più beata ancora è la guerra quando è santa
Beati i bambini che sorridono alla mamma,
Beati gli stranieri ed i soufflé di panna
Beati sono i frati, beate anche le suore
Beati i premiati con le medaglie d'oro
Beati i professori, beati gli arrivisti ,
I nobili e i padroni specie se comunisti
Beata la frontiera beata la finanza
Beata è la fiera ad ogni circostanza
Beata la mia prima donna che mi ha preso ancora vergine
Beato il sesso libero si ma entro un certo margine
Beati i sottosegretari i sottufficiali
Beati i sottaceti che ti preparano al cenone
Beati i critici e gli esegeti di questa mia canzone
(Le Beatitudini)

28/11/07

La soluzione definitiva al conflitto mediorientale


Sessant'anni di conflitti, tregue instabili, bombardamenti e attentati, mediazioni e trattative fallimentari.
Le cose tra Israele e Palestina non cambieranno mai per un semplice motivo: si stanno antipatici. E non c'è niente di peggio dell'avere un vicino di casa antipatico. Finché le cose resteranno così, Israele e Palestina continueranno a farsi dispetti, rigarsi la macchina, mettere gomma da masticare sul pulsante del citofono e riempire la buca delle lettere di pannolini sporchi.
L'unica soluzione è che tra loro ci sia una zona davvero neutrale che li separi, in modo che non siano costretti a vedersi. Non parlo di muraglie o deserti. No, servono semplicemente dei nuovi vicini tranquilli, che stiano simpatici a tutti. Qualcuno che stia in mezzo, che ti accolga con un sorriso quando passi a chiedere un po' di zucchero e ti stia pazientemente ad ascoltare quando sparli di quegli altri, lì.
La soluzione definitiva al conflitto è spostare il Lussemburgo in Medio Oriente.

27/11/07

Le prove dell'esistenza di Kubrick


Delle due cose che avrei voluto vedere a Roma, una, il concerto degli Okkervil River, l'ho stupidamente persa (com'è stato, gb?). L'altra era la Mostra sul Sommo Kubrick e, anche se ce l'ho messa tutta, alla fine sono riuscito a non mancarla. Per fortuna, perché è una mostra bellissima che ricorderò tutta la vita (anche perché non sono un frequentatore di mostre, al contrario di certi miei amici che basta che respirino... certe cozze, vabbè...).
La mostra sul Maestro non tradisce le aspettative, l'allestimento è ricco ed esaustivo, da dedicargli mezza giornata, ma il tutto non stanca e le ore passano in fretta senza quasi accorgersene. Ad ogni film è dedicato uno spazio apposito, pieno di materiale interessante, e un monitor su cui passano alcune scene. È emozionante vedere gli appunti di lavorazione, le sceneggiature originali, le lettere private di Stanley, così come i tanti costumi e oggetti di scena. Ma ancora di più, almeno per me, è stato essere a pochi centimetri dalle cineprese, gli obiettivi, i mirini attraverso i quali Kubrick immortalò i suoi capolavori. Essere al cospetto delle incredibili innovazioni tecniche che, film dopo film, Stan e i suoi collaboratori hanno introdotto fa un certo effetto. Inoltre c'è una sala dedicata al Kubrick degli esordi, prolifico foto-reporter enfant prodige. Se ne avete la possibilità, andate a vederla, avete tempo fino al 6 gennaio.

26/11/07

Me ne compiaccio

Sono tornato. Ho telefonato a mio nonno, due minuti di conversazione d'ordinanza, come stai? come va? che si dice? blablabla. Poi mio nonno mi dice: "Me ne compiaccio". Ridacchio e ci salutiamo.
Accipicchia, che figata, non me l'aveva mai detto nessuno.
E nemmeno a voi, scommetto. Crepate d'invidia!

24/11/07

Sicilia bedda


Vi capita mai di sentirvi osservati, di sentire gli occhi di tutti addosso a voi? Di sentirvi intrappolati in una gabbia di vetro, giorno dopo giorno, come un oggetto in esposizione? Sì? Wow, non sapevo che le prostitute di Amsterdam seguissero questo blog.
L'altro giorno mi sono infilato in metropolitana e tutti, anche il cieco alla fine del vagone, mi fissavano, nemmeno avessi avuto la patta aperta. Avevo la patta aperta. E si vedeva il calzino.
Io tengo un calzino nelle mutande, ma non per barare sulle dimensioni, che per ottenere un rigonfiamento accettabile non mi basterebbe l'intero stock di calze di oviesse, tanto parto svantaggiato. No, lo tengo lì per tenere il tutto al caldo. Devo proteggermi dal freddo del Nord. Per un siciliano anche Reggio Calabria è il Nord, quindi figuriamoci Roma.
Ero in metropolitana, in doposci fucsia con disegni di lampi celesti e salopette coordinata con la patta aperta e tutti mi fissavano. Nessuno sembrava notare il trans di due metri accanto a me. A parte una vecchietta che sorridendo ha detto: "Che carini, state così bene insieme."
Al che io e il trans ci siamo guardati con un misto d'imbarazzo ed eccitazione e dopo aver rotto il ghiaccio ci siamo scambiati i numeri di telefono. Ti chiamo presto Veronika.
Ma il punto è che tutti, in quella dannata metro, mi fissavano come fossi un marziano. A casa mia, nella mia città, non sarebbe mai successo. Lì non abbiamo la metro. E non indosso spesso la mia salopette, se non per occasioni di gala. Il clima, infatti, come ben sanno tutti i fan del commissario Montalbano, non lo consente. In Sicilia fa sempre caldo e c'è sempre il sole. Se vi siete stupiti vedendo Montalbano fare lunghe nuotate sotto il sole di Vigata, in qualsiasi stagione, be', ricredetevi. Non c'è niente di strano, è proprio così. A gennaio le spiagge sono affollatissime. I siciliani adorano fare il bagno ogni giorno, sguazzare, stare a mollo, nuotare insieme ai pinguini finché la dolce morte per assideramento non sopraggiunge.
Ah, quanto mi manca la Sicilia, il sole, il mare, le arance, i cannoli, la mafia (anche se a Roma è facile incontrare esponenti dell'Udc), i pizzini.
Forsenontuttisannoché in Sicilia tutto viene scritto su pizzini, anche i documenti ufficiali. Il formato di carta più usato è l'A16. Le stampanti sono a sputo d'inchiostro. I vigili notificano le multe su pizzini: "Hai sgarrato, ti conviene pagare...". Ma sono molto utilizzati anche come biglietti d'auguri, per i compleanni ad esempio: "Sei sopravvissuto un altro anno, grazie a Dio e agli Amici". Per le nascite: "Per una vita che arriva, un'altra...". Addirittura per i curriculum: "Mi chiamo Saro Basile. Mi manda don Vito".
Ah la Sicilia. Quanto mi mancano quelle domeniche, quando in groppa al mulo passavo a prendere la mia ragazza all'uscita dalla messa e l'accompagnavo fino a casa, attraversando la piazza e gli sguardi scandalizzati della gente. A volte, quando si sentiva generosa ed eravamo assolutamente sicuri che nessuno potesse vederci, lasciava che le toccassi una mano. Uh, meglio non pensarci o mi si riempie il calzino.
Sicilia mia, terra semplice piena di valori puri, terra pura piena di valori semplici, semplice terra piena di terra pura, sto tornando da te. Vengo solo e con le mani alzate, metti giù la lupara.

13/11/07

Beati sono gli sceneggiatori di fiction


Ci sono molti modi in cui potrei e vorrei scrivere questo post, che ha come obiettivo il sottolineare che immane porcheria fosse la fiction su Rino Gaetano, trasmessa su rai1. C'è il modo dettagliatamente analitico, argomentato, obiettivo. Ma avrei bisogno di una mezzoretta di isolamento mentale per buttarlo giù, e nella casa in cui sto non è possibile, soprattutto a quest'ora. Ci sarebbe il modo incazzato e sbrigativo, che mi tenta moltissimo.

Poi c'è il modo in cui lo sto scrivendo, di getto, disordinato, istintivo. Il fatto è che non c'è granché bisogno di analizzare approfonditamente la fiction, perché è sotto gli occhi di chiunque con un minimo di discernimento che schifezza fosse e quanto poco avesse a che fare col personaggio, anzi no, con la persona al centro della storia. E non serve nemmeno stare a parlare delle mastodontiche libertà che gli autori si sono presi nel narrare e nell'inventare di sana pianta episodi della vita del cantautore calabrese. Non serve, perché quello è solo un tizio che hanno deciso di battezzare Rino Gaetano, è solo una questione di omonimia.

Quindi, adesso che abbiamo svelato l'arcano (pensavate fosse quel Rino, invece era suo cugino), rassereniamoci e passiamo in rassegna le caratteristiche principali di questo personaggio che gli sceneggiatori (cinque, dico, ben CINQUE menti illuminate! non oso immaginare quali dinamiche "creative" hanno portato alla nascita della meravigliosa opera) hanno creato. Il loro Rino Gaetano è alcolizzato, drogato, insensibile, ingenuo, idiota, sfigato, maniaco depressivo, pezzo di merda, puttaniere, fantoccio, infantile, egoista, viscido, deprimente. Insomma, uno che a scuola nessuno voleva come compagno di banco. Uno che, se lo incroci per strada fai finta di non conoscere. Quel tipo di essere umano, come dire... Una merda.

Vogliamo poi parlare delle isolate e originali trovate registiche?

Vogliamo ricordare come nella didascalia finale sia stato omesso che il cantante, a seguito dell'incidente per cui sarebbe morto, fosse stato respinto da ben cinque ospedali della capitale?

No, meglio di no. Limitiamoci solo a ricordare le tette delle due protagoniste femminili e niente più.

Sipario.

11/11/07

Di bozze

No, è che sto a Roma. Sto a fa' un corso. In correzione di bozze.
Oh che bello, lavorare nell'editoria, un ambiente creativo, avere per primi tra le mani quei bozzoli che diverranno farfalle, metteranno su le alette e una copertina colorata per posarsi sugli scaffali di migliaia di librerie. Ah, che emozione, che magia...
No, niente di tutto questo. Il correttore di bozze ideale è un automa. Setaccia le pagine con la mente vuota di un cercatore d'oro stanco del Klondike. Che stia leggendo la prosa intricata di Pynchon, un testo escrementizio a firma Bruno Vespa o un saggio sui wafer non fa alcuna differenza. Il correttore di bozze è un cacciatore di errori e di orrori che non può permettersi di sbagliare mira. Mestiere forse adatto a un maniaco compulsivo, anche se nei casi più gravi c'è il rischio che non riesca a superare una pagina per paura che qualcosa possa sfuggire.
Ovviamente sto esagerando, come sempre.
Davanti a me ho ancora un paio di settimane di corso, che è davvero molto valido e tenuto da gente in gamba e simpatica, quindi magari tornerò sull'argomento.
E dovrei anche parlarvi della mia vita (ah ah!) romana.
Giorni mirabolanti.

31/10/07

Lu primm'ammore


Si chiamava Nicole Chapman e io ero pazzo di lei. La gente diceva che ero pazzo e basta, che la differenza di età tra noi era un ostacolo insuperabile. Lei aveva 16 anni e io 3. Forse per questo non mi feci mai avanti. E adesso, sapendo l'età delle fidanzate di Briatore, mi mangio le mani.
Passai gli anni a spiarla in silenzio, Nicole. Piangevo per un nonnulla, mi sbavavo addosso pensando a lei, bagnavo il letto sognandola. E anche quando non la sognavo.
Io, invisibile, la osservavo ogni giorno, la seguivo tra le aule e i corridoi della scuola. Era piccola, sinuosa, morbida, calda come un bonbon al liquore. Quando danzava sembrava una gatta e sentivo il mio cuore sanguinare sotto i suoi artigli, e quando cantava sapeva ruggire e poi spiccare il volo come un angelo. Mi bastava. Il mio amore era puro e innocente, mi beavo nel pedinarla con gli occhi, mi saziavo della sua visione.
Avrei voluto mandarle lettere d'amore, ma ancora non sapevo scrivere.
Non provai nemmeno gelosia quando a conquistarla fu Jesse Velazquez. Bravo ragazzo, in fondo, Jesse, sotto quella scorza da macho. Non m'importava che fosse lui a stringerla tra le braccia. Del resto cosa potevo offirle io, a parte le caccole? Era sufficiente che Nicole esistesse, che i suoi occhi neri brillassero come due pozzi profondi che riflettono il cielo stellato.
Ah Nicole, che amore è stato il nostro, diretto, semplice, un viaggio su una strada lunghissima e dritta, ma a senso unico. E passo dopo passo io crescevo e invecchiavo mentre tu restavi la stessa. La solita 16enne che sembrava più matura.
Tu, eterna donna-bambina, se solo t'incontrassi oggi che sono un uomo, se potessi finalmente avvicinarmi... mi arresterebbero.

25/10/07

Tu partorirai senza dolore!

Oggi mi è capitata una cosa bella che non mi capitava da tempo, o che addirittura non mi era capitata mai. Qualche ora fa, mentre guidavo sotto un cielo grigio sputacchiante, mi è venuta un'idea per una sceneggiatura, una storia breve, massimo tre tavole, pensavo.
Al centro c'era un dialogo che mi si snodava in testa, incurante dei semafori e dei pedoni.
Tornato a casa mi sono messo davanti a questo monitor e ho buttato giù questo dialogo, che in realtà assomiglia più a un monologo, perché... be', c'è un motivo valido, giuro.
Quindi ho aperto word e ho cominciato a stendere la sceneggiatura. Liscia, facile, (semplice?), dritto come un treno, godendomela tutta mentre mi si dipingeva sotto gli occhi. E qualche minuto fa ho terminato. Cinque tavole (col trucco) in tutto.
Dall'ideazione alla conclusione in tre ore, a me, uno degli esseri creativamente (per non dire mentalmente) più lenti del pianeta, non era mai capitato. Record personale.
Allora farà schifo, diranno alcuni di voi.
Ma schifo farai tu, risponderò io.
Dal titolo alla fine in un sol boccone, è un'abbuffata che mi ci voleva.

20/10/07

Comicità zen

Un buddhista entra in un caffè e con cordialità saluta ad uno ad uno tutti i presenti. Il barista digrigna un "Salve", il tedesco gli mostra il dito medio, il francese sputa a terra e l'italiano risponde "Ma vafanculo!". Il buddhista chiede per favore un bicchiere d'acqua. Il barista tira fuori dal sacco della spazzatura un bicchiere di carta e poi si reca nel retrobottega. Si ode il rumore di uno sciaquone, quindi il barista torna con il bicchiere colmo d'acqua. Il buddhista lo ringrazia con svariati inchini. Il tedesco dice: "Dopo che facciamo l'amore mia moglie mi prepara sempre un piattone di wurstel e crauti und un boccale di birra!". Allora il francese dice: "Dopo che facciamo l'amore mia moglie mi prepara un piatto di escargot e stappa lo champagne!". All'italiano scappa un rutto e dice: "Scusate, ma i wurstel con lo champagne più la pepata di cozze di mia moglie mi danno acidità..." Al che il buddhista dice: "Io non mangio da cinque giorni ma l'Amore che provo per voi sfama la mia anima e colma di gioia la mia vita."

11/10/07

Cose che tutti preferirebbero non sapere e che nessuno ha mai nemmeno lontanamente immaginato di chiedere

Evviva, sono stato nominato per la mia prima catena di blogger. Mi ha tirato dentro accakappa ed è una di quelle catene insidiose che possono rovinare per sempre l'ottima reputazione che uno si è meticolosamente costruito nel tempo.
Per fortuna non è il mio caso.
Ma vi ricordate quando arrivavano le vere catene di Sant'Antonio, malefici oggetti in carta e ossa? Quelle che promettevano immani sventure se non le avessimo inoltrate?
Ahaha, io le stracciavo, le bruciavo, me ne fottevo alla grande di quegli strumenti malefici che facevano breccia nelle menti più deboli e impressionabili! Fanculo a voi e alle vostre stupide superstizioni!!!

E infatti adesso ho una vita di merda.

Quindi aderisco di buon grado a questa catena che ha come argomento "Cose, nomi, animali e mestieri che non sapete di me".

- Una volta ho rischiato la vita per una ragazza ma l'unico punto in comune con Romeo e Giulietta è che lei stava in balcone quando l'ho avvistata. Ero in sella allo scooter ed incantato, con la testa per aria, sono andato a sbattere contro l'auto che mi precedeva. Son caduto di lato, la mia testa protetta dal buon vecchio casco non omologato ha picchiato sull'asfalto e ho visto la ruota anteriore sinistra di un'auto venirmi incontro e passare poco distante dal mio inutile cranio. Da quel momento fino a quando ho lasciato la scena non ho più guardato verso il balcone.

- Mi perdo spesso in elaboratissime fantasticherie che mi vedono vestire il ruolo dell'uomo più amato del pianeta, possessore di meravigliose e uniche qualità che non possono non suscitare l'ammirazione di ogni essere senziente, l'invidia dei meschini e l'eccitazione delle donne.

- Ci sono episodi che mi riguardano talmente imbarazzanti che la sola idea di scriverli fa apparire la prospettiva di trascorrere tutta la mia esistenza su una piccola isola con la sola compagnia di Malgioglio come il minore dei mali.

- Da bambino giocavo a calcio con un'amichetta. Io contro di lei, porta a porta, ognuno da un lato del piccolo cortile del condominio. La chiamavamo "La partita infinita" perché abbiamo continuato a disputarla per anni, senza azzerare il punteggio. Credo che complessivamente avessimo superato quota 2500 goal e sono abbastanza sicuro che sia un record. Oggi quella mia amica d'infanzia è una monaca di clausura.

- Footloose era uno dei miei film preferiti e sicuramente quello che ho visto più volte. Io non ballo. Alle feste ero quello sempre seduto da una parte. Ma segretamente sognavo che Kevin Bacon arrivasse in città in sella ad un trattore e mi insegnasse quei magnifici passi. Non è successo.
Del resto immagino ci voglia un po' per arrivare in trattore dall'America.

- Quella domenica mattina di più di 10 anni fa ero a casa a cazzeggiare (cosa che faccio sempre) col Biondo. Mi misi a canticchiare "Dune Buggy" (cosa che non faccio mai), canzone degli Oliver Onions dalla colonna sonora di ...altrimenti ci arrabbiamo, 1974, regia di Marcello Fondato. Poi accesi la radio (cosa che non faccio mai) sintonizzata su una stazione a caso. E Quella Fottuta Radio Trasmetteva Dune Buggy! (Cosa che la radio non fa mai!)
Cominciai ad imprecare (cosa che faccio spesso) colmo di stupore & terrore, finalmente consapevole che siamo solo burattini sotto la spietata regia di una mano superiore. Quella di Marcello Fondato. Colonna sonora degli Oliver Onions.

- Se me ne andrò per morte naturale, sarà per un attacco di cuore.

Giro questa catena a cetra, perché è una brava ragazza e so che non mi deluderà. A ScuoladiLadri & Lucy (mi rifiuto di chiamarla col suo nuovo nick) perché se no mi metto a piangere. Ad ABS&Ganglio, perché so che ABS non la farà al contrario di Ganglio, il quale potrà una volta per tutte dimostrare che razza di essere infimo sia il suo coinquilino di blog. Clemente Mastella, così che si possa distrarre dalle cose brutte e cattive che gli stanno capitando in questo periodo. E infine ad Ossimorosa, per leggere la motivazione arguta con cui declinerà l'invito.

05/10/07

Passeggiata a mare


Cinque ragazzi indiani giocano a cricket.
Soffia un vento leggero e fresco. Qui c'è sempre.
Lo scafo di una barca a vela, grigio chiaro e lucidissimo, è acceso dal sole e riflette le increspature dell'acqua, guizzanti lingue d'oro in eterno movimento. D'improvviso le imbarcazioni si agitano, cominciano a ballare, sbatacchiate da un'onda più grossa nata a largo, dall'acqua docile e lo scafo irruente di un traghetto già lontano.
Gruppi di vecchi conversano, seduti sulle panchine o appoggiati alla ringhiera. Gli alberi sono grandi e forse più vecchi di loro, i loro lunghissimi rami si distendono per parecchi metri, sporgendosi in alcuni punti oltre la ringhiera per protendersi verso il mare. Un pescatore, uno dei tanti, tira su un pescetto ed un gatto si scuote lesto dal suo molle riposo e gli si avventa contro, senza successo, tra gli schiamazzi e le risate della gente. Che non lo sfiorano.
Coppiette si baciano, ignoranti.
Ragazzi corrono in lunghi giri, mi passano davanti ad intervalli irregolari.
Un tizio si è tolto le scarpe, ha appoggiato i piedi sulla panchina su cui siede. Così raccolto, legge un libro.
Quattro turisti si fermano per fare delle foto. Immagino di intavolare una conversazione con loro. Metto faticosamente in fila nella mia testa quelle parole straniere, ma disertano subito. I forestieri mi chiederebbero cosa stia facendo seduto qui, con questo quaderno in mano.
"I'm taking pictures too." rispondo, ed è una risposta davvero figa e mi crogiolo nella loro smisurata ammirazione.
Ma in realtà sono già lontani, come il sole che non carezza più lo scafo grigio. L'eterno movimento è adesso invisibile.
Cinque ragazzi indiani giocano a cricket.

27/09/07

Ai miei tempi


A un certo punto i Nostri Tempi non sono più nostri, non sono più tuoi. A un certo punto ti guardi in giro, guardi quelli, i giovani, e cominci a pensare "Ai miei tempi..." E sebbene hai sempre sospettato che prima o poi sarebbe successo, di certo non immaginavi che il momento sarebbe giunto così presto.
Per me è arrivato da un bel po', ma non so di preciso quando. Forse si comincia con i cartoni, che "Ai miei tempi sì che c'erano bei cartoni, non queste cazzate che vedete ora, i porkemon, gli yougurt-oh, i dragonboh. Ai miei tempi c'erano i Tigerman e i Devilman che facevano vedere il sangue, capito bambocci?"
Che se fosse venuto uno, ai miei tempi, a dirmi queste cose, probabilmente avrei pensato: "E sticazzi". I bimbi di oggi no. Mi guardano in silenzio e mi ascoltano. Poi mi pestano, mi danno calci in faccia con le crocs. Mi fanno vedere il sangue, come Tigerman. I bimbi di oggi si vestono alla moda. A me, da bambino, i vestiti li compravano la mamma o la nonna. I maglioni li facevano a mano. E io li indossavo. Andavo in giro avvolto in arazzi settecenteschi, ché mia madre si sentiva creativa. Quando giocavo a nascondino gli amichetti mi vedevano a centinaia di metri di distanza. I bimbi di oggi hanno il consulente d'immagine. Potrebbero apparire sulla copertina di una rivista patinata. E ci entrerebbero a grandezza natuale. Non capisco mai se sono bambini o dei trentenni nani. Li vedo passare in gruppi rumorosi e vivaci, ricoperti di firme, di D&G, di Richmond, di Frutta (non omogeneizzata), mentre picchiettano sui loro cellulari-prototipo e tirano marlboro, diretti a scippare e stuprare una vecchietta o a dar fuoco ad un barbone, e, con un misto di paura e ammirazione, mi mimetizzo con il muro grigio di un palazzo, favorito dai miei abiti Oviesse. Ai miei tempi con gli amici ci si ruzzolava nel fango, si giocava a pallone, ci si ruzzolava nel fango, si correva in bici, ci si ruzzolava nel fango, si giocava a guardie e ladri, ci si ruzzolava nel fango, mentre le bambine preparavano tortine di fango per quando avessimo finito di ruzzolarci nel fango. E se qualche giorno fiacco si stava un po' tranquilli a fare i compiti e a guardare la televisione, mia mamma arrivava e diceva: "Basta tv, ora vai fuori a rotolarti nel fango!". Ovviamente non quando indossavo il maglione con la riproduzione de L'Ultima Cena.
Poi, un po' più cresciuti, con gli amici si usciva a passeggiare in Centro. A piedi, che ai miei tempi le macchinine ultra-lusso da 15000 euro per i non-patentati non c'erano. Magari capitava di veder passare delle scatolette orribili, sfigatissime, guidate da ultracentenari o da tizi a cui avevano fatto a coriandoli la patente, che non potevi fare a meno di indicarle e gridare "Ah ah!". No, noi uscivamo a piedi e andavamo a comprare roba all'Upim o alla Standa, che di entrare in un negozio, quelli con i commessi che ti sorridono e agognano serviriti in tutto e per tutto, non ci passava nemmeno per la testa. E compravamo pacchi di mille magliette Fruit of the Loom, 300 magliette 5000 lire, me ne son cadute 50 in più signo', che faccio, lascio? E i jeans James Dillon, la cui etichetta recitava "Questo jeans si autodistruggerà entro 30 secondi", e i bidoni di gel made in Chernobyl che hanno annientato le capigliature delle migliori teste della nostra generazione.
E le Converse All-Star.
Qualche anno fa ho ricomprato un paio di Converse. Erano tornate di moda, dopo che per anni parevano estinte. Poi ho scoperto che la casa è stata acquisita dalla Nike. Ho comprato le mie solite Converse, quelle blu, pagate cinque volte di più che ai miei tempi. Andando in giro con le mie nuove Converse ai piedi mi sentivo in colpa. Incrociavo ragazzini e ragazzine ricoperti di firme e con le Converse ai piedi e realizzavo di avere le scarpe alla moda. Le Converse, tra le più scomode mai create grazie alla suola ultrasottile (ma come cazzo facevano a giocarci a basket?), con il loro eterno e inestinguibile puzzo di copertone bruciato, fatali in caso di pioggia, che si scollano, si bucano e si strappano sempre lì, nel solito punto, a metà del lato interno, proprio dove la scarpa si piega quando si cammina. E 'sti ragazzini, 'sti modelli in erba, giravano con le mie stesse scarpe. Ed io pensavo: "Ma che cazzo ne sapete voi, che ai miei tempi queste scarpe, qui da noi, non le cagava nessuno, che costavano 30mila lire alla Standa, e voi manco sapete che c'era la Standa e tra un po' vi scorderete pure della lira e delle Converse, ma io delle Converse non me ne scorderò mai!".
Così ogni volta che le guardo, che le calzo, che le allaccio, che sento un copertone bruciare, penso ai miei tempi. E a quanto cazzo ho pagato 'ste scarpe di merda.

24/09/07

Sono uno scrittore

In quel periodo non mi riusciva di scrivere niente. Non è che mi mancassero del tutto le idee, ma non ero in grado di poggiare la penna su un pezzo di carta o le dita sulla tastiera, sebbene tutti gli arti funzionassero alla perfezione. Far apparire quelle maledettissime lettere sul foglio bianco mi costava una fatica enorme, neanche fossi un prestigiatore dilettante alle prese con il trucco di magia più difficile al mondo.
Le idee c’erano, sì, ma per la gran parte erano sciocche e le facevo fuori senza pensarci troppo. Sulle altre, le sopravvissute, rimuginavo così tanto che poi mi sembrava non valesse più la pena di metterle su carta. Le tenevo a cuocere sul fuoco così a lungo che finivo per bruciarle e buttarle via.
Insomma, avevo una gran fame e la dispensa era vuota.
Era un bel pomeriggio di fine settembre e decisi di andare alla spiaggia per schiarirmi la mente. Presi una penna nuova ─ a mio parere non c’è niente di più allettante per uno scrittore dello sverginare una bella penna ─ e un vecchio quaderno quasi immacolato. Anni prima vi avevo scritto quelli che sembravano essere dei testi per canzoni, in inglese, sebbene non avessi una band, fossi stonato come una campana e la mia padronanza dell’idioma d’Albione si riducesse a una serie di parole sconnesse apprese a scuola, utili per chiedere indicazioni su come raggiungere Piccadilly Circus se mai mi fossi smarrito a Londra. Da Piccadilly, poi, sempre dritto.
Leggendo quelle rime imbarazzanti mi venne voglia di stendermi a letto e abbracciare il cuscino, ma resistetti.
In spiaggia non c’era nessuno, eccezion fatta per alcuni pescatori dilettanti occupati a sfamare la fauna marina e un tizio a torso nudo, flaccido, che ci dava dentro con flessioni e addominali. Faceva delle brevi serie alternate a lunghissimi recuperi, spalmato sulla sabbia come una medusa.
Mi incamminai per il lungomare. Dall’altro lato della strada passeggiava una ragazza, sola, con l’aria di chi è assorto nei suoi pensieri.
Io non lo ero. Mi distraggo facilmente, ho una concentrazione inferiore a quella di un bambino costretto in casa a studiare mentre fuori sfila il circo con tanto di elefanti, scimmie musiciste e donna barbuta.
Guardavo il mare azzurro e calmo, cercando di mettere a fuoco la storia per un racconto, ma tutto ciò a cui riuscivo a pensare era quanto fosse azzurro e calmo il mare. Ogni tanto qualche patito dello jogging mi superava e io ne fissavo la schiena finché non spariva dietro la curva, un centinaio di metri più avanti, constatando con un certo stupore quanta poca gente ci sia al mondo capace di correre nel modo corretto. Ad esempio quel mio compagno del liceo che ad ogni passo sembrava stesse per lanciarsi in un triplo carpiato con avvitamento, tuffo dall’elevato grado di difficoltà, soprattutto se effettuato sulle ruvide mattonelle del cortile della scuola. Era molto più versato nel divorare dolciumi. In quegli anni abbiamo consumato centinaia di granite, al bar vicino scuola. Mi andrebbe proprio una granita, pensavo, se non fosse per questo fastidio ai denti. Dio, non posso nemmeno bere dell’acqua tiepida senza avvertire fitte di gelo nelle gengive e sentirmi come Leonardo Di Caprio in Titanic. La scena in cui era a mollo nell’Atlantico, non quella in cui si faceva la rossa. Che tette. Che belle le rosse. Che belle le tette. Perché, poi, non si sa, è solo grasso. A me non piacciono i grassi. Le persone grasse. Sessualmente intendo, non ho niente contro le persone grasse in quanto tali. È solo che non ci andrei a letto. Vabbè, mai dire mai. Anche perché sto mettendo su pancetta. Chi l’avrebbe mai detto. Dovrei darmi una mossa, fare jogging… no, correre, meglio. Jogging sembra uno di quei termini da siti porno. Sexycheerleadersfuckingandjogging.com. Preferisco correre. In spiaggia magari. È più dura ma diminuisce i traumi alle articolazioni. Lo so perché Ronaldo si allena così. Anche lui ha la pancetta. Scommetto che Ronaldo non ha mai mangiato una granita. Una Vera Granita. Se ingrasso piacerò ancora alle donne? O meglio, se ingrasso piacerò mai alle donne? Mah… Comunque anche i grassi scopano. Prendi John Belushi. Non nel senso di riesumarlo. Prendi ad esempio John Belushi… Se la spassava. Però poi è morto. Che comunque moriremo tutti. Che senso ha tutto questo? Che diavolo ci facciamo qui?
─ Che cazzo di senso ha?!
Nessuno. Vita di merda. Una bella granita al caffé, ecco cosa ci vorrebbe…
Il sole si faceva sentire, mi faceva sfrigolare il cervello come una padellata di fritto misto. Decisi di attraversare la strada e cercare un posto dove riposare sul lato opposto alla spiaggia. L’ombra mi fu subito di giovamento e riuscii a concentrarmi sul racconto. Era la storia di questo tizio che doveva fare questa certa cosa e per farla doveva andare in quel posto. A mettergli i bastoni tra le ruote però c’era quest’altro tizio che ce l’aveva con lui per via di quella tizia che… Gli americani hanno fatto un film con questa trama, ma io l’avevo pensata prima, giuro.
Finalmente trovai una panchina al riparo dal sole e mi accomodai. Il marmo era piacevolmente fresco sotto il sedere.
Quasi non feci caso alla ragazza.
─ Mi stai seguendo?
Girai appena la testa, curioso di sapere con chi ce l’avesse. Trasalii incontrando il suo sguardo fisso su di me, oltre il fumo della sigaretta da cui stava prendendo una lunga boccata.
─ Scusa? ─ dissi, accennando un sorriso imbarazzato.
─ Sono stufa. ─ mi comunicò, ─ Stufa di tipi come te.
Ovviamente mi sfugge qualcosa, pensai. Ovviamente non fa sul serio.
─ Vorrei davvero capire una buona volta cosa vi fa credere che seguire e abbordare una ragazza per la strada possa funzionare.
Faceva sul serio.
─ No, senti…
─ Del resto se lo fate significa che con qualcuna funziona. Giusto?
Alzai le spalle, improvvisamente incapace di articolare suoni sensati.
─ Qual è la tua battuta?
─ Come?
─ Dai, la tua frase di aggancio, la battuta d’apertura, quella che avresti detto se non avessi mandato all’aria i tuoi piani.
Non era particolarmente bella. Il naso leggermente ingobbito e gli occhi piccoli contrastavano con la forma arrotondata e dolce del viso. Mi chiesi se davvero era stata infastidita così di frequente, al punto da riconoscere in ogni passante un possibile molestatore.
─ Ti stai sbagliando. ─ dissi cercando di rassicurarla. ─ Io sono qui per scrivere.
─ Scrivere?
─ Sì. Sono uno scrittore.
Rise, dei suoni brevi e aspri, aghi pungenti sotto la carne. Diede un altro tiro alla sigaretta, scuotendo la testa con espressione divertita. Quindi soffiò fuori il fumo e le parole.
─ Te lo concedo, questa era originale. Quasi mi dispiace aver rovinato tutto.
─ Ascolta, non mi interessa se mi credi o no. ─ Tentai di dissimulare la stizza dietro un sorriso poco convinto. ─ Non ti stavo seguendo, punto e basta.
Mi scrutò, titubante, per alcuni secondi.
─ E cosa scrivi?
─ Racconti… anche altra roba…
Sembrava che avessi finalmente fatto breccia tra le sue sconclusionate convinzioni e fosse disposta a concedermi il beneficio del dubbio. Drizzai la schiena e sostenni sicuro il suo sguardo.
─ Oh, bello… ─ disse. ─ Posso vedere? ─
Indicò il quaderno che torcevo tra le mani.
Perché stavo torcendo un quaderno tra le mani. Lo vedevo bene, a pochi centimetri da me, sentivo la superficie liscia della copertina sotto i palmi. Conteneva dei testi per canzoni, strapieni di love, dream e baby. E anche una rima unica al mondo: sex e Tex. Sì, lui, il ranger. Ma non è come sembra.
Mi sentii avvampare.
─ No… cioè, non c’è niente qui…
─ Niente?
─ No, non ho ancora cominciato…
Si mise a ridere, davvero divertita stavolta. Gettò il mozzicone di sigaretta sull’asfalto. Poi si alzò e mi rivolse un’ultima occhiata beffarda.
─ Sai, è incredibile, anch’io sono una scrittrice! E’ vero, non ho mai scritto niente, però… Spero proprio che non stiamo non scrivendo la stessa cosa.
Prese a camminare, lasciandomi lì come un fesso. Non poteva andarsene via così, dovevo dirle qualcosa.
─ Sono uno scrittore! ─ urlai.
Lei fece un gesto con la mano, come fossi una mosca da scacciare, senza girarsi indietro. Continuai a guardarla finché un tizio ansimante mi passò davanti correndo, interrompendo il contatto.
Guardai il mare. Era azzurro e calmo.
Dovevo scrivere qualcosa, qualsiasi cosa. Infilai la mano in tasca ma non trovai niente. La penna, la mia penna vergine, non c’era più. Balzai in piedi e mi frugai dappertutto, senza successo. Cercai ovunque, sulla panchina, in terra.
Poi tornai a sedermi.
Dovevo dire qualcosa.
─ Sono uno scrittore. ─ mentii.

22/09/07

Save the planet

Quanta lanugine ci sarà nell'ombelico del mondo?

20/09/07

Batfag and Spidergay

Non sarò mai abbastanza grato ad HK per avermi fatto scoprire Superdickery, sito che ospita una vasta e meravigliosa raccolta di cover e vignette di comics così assurde e imbarazzanti da non sembrare vere. Ma, dio sia lodato, lo sono!
Non potrete rimanere indifferenti al cospetto di certe sconvolgenti rivelazioni. Come quella che Superman è un superstronzo, che Wonder Woman pratica con passione il sadomaso, che la maggior parte dei supereroi è incontestabilmente gay (cosa che rende le battute sulle calzamaglie attillate banali e ridondanti) e ama sodomizzare a morte i propri nemici, che ogni storia è migliore se c'è una scimmia di mezzo e che esistono personaggi come Il Cannoniere o Green Lama (se il suo potere è il super-sputo verde, allora ho un amico che potrebbe salvare il mondo).
Ad arricchire il tutto ci sono i commenti esilaranti del tizio che cura il sito e che non mi fanno scollare da quelle pagine (il poverino continua a negare disperatamente che Batman sia homo, nonostante l'evidenza).
Per la gioia di grandi e piccini, ecco alcune delle immagini che preferisco:







16/09/07

Il mio nome è... il mio nome è... chi sono? dove sono?


Sean Connery piace un sacco alle donne. Più invecchia più piace. Oggi, a 77 anni, attizza molto di più rispetto a quando era un imberbe virgulto di 65 anni. L'ormai proverbiale fascino dell'uomo maturo nel suo caso raggiunge un nuovo livello, il fascino dell'uomo marcio. Le sue fans più maliziose sono solite perdersi in fantasie stuzzicanti. In casi estremi l'adorazione raggiunge livelli ossessivi e può essere considerata una vera e propria patologia che va affrontata e curata con l'adeguato supporto psichiatrico. Ecco la trascrizione di una registrazione che riguarda un caso piuttosto grave. Mi è stata donata, come favore personale, da un amico che si finge psicologo per ricattare ed estorcere somme di denaro agli ingenui clienti. Un doveroso ringraziamento, dunque, al dr. Salvatore "Scippo" Pesciotta.

[...] Mi trovo in cima alle scale. Indosso soltanto della lingerie di pizzo nera e delle scarpe col tacco. Guardo giù. Sean sta salendo le scale, lentamente. In realtà è il montascale motorizzato che va piano. Sean è seduto ricurvo sulla sedia a rotelle. Indossa degli spessi occhiali scuri e una vestaglia scozzese. Trema... forse è il parkinson o forse è anche lui emozionato e fremente come me. Finalmente, dopo un'eternità, raggiunge la cima delle scale e il ronzio del motore si interrompe. Mi avvicino per aiutarlo a spingere la sedia ma lui mi blocca con un gesto. "Faccio da me!" dice. E' strano, ha la stessa voce tremante e l'accento barese del mio nonno paterno... Comunque... Si alza a fatica. Mi indica un deambulatore e io glielo metto davanti. Lui lo afferra e s'incammina verso la camera da letto. Lo precedo e mi stendo sul letto. Nella camera c'è tutto l'occorrente: profilattici, viagra, pappagallo, bombola di ossigeno, defibrillatore... Sean supera la soglia. Sono eccitatissima, non sto più nella pelle. Mette da parte il deambulatore e raddrizza la schiena. Con un gesto deciso si sfila la dentiera e la getta via. Il cuore sembra volermi uscire dal petto. Si toglie gli occhiali. Mi accorgo che sta guardando verso il comodino, allora gli dico "Sono qui Sean". Volta la testa verso di me e sorride, mostrando il buco nero della sua bocca sdentata. Poi si avvicina, camminando da solo sulle sue gambe... si ferma ai piedi del letto... e... e slaccia la cintura della... della vestaglia... oh... poi, poi ne afferra i lembi... e la spalanca... La vestaglia scivola in terra... Io sono tutta un fuoco, mi sembra di morire... non riesco a staccargli gli occhi di dosso, osservo a bocca aperta il suo corpo pallido e rachitico e poi mi fisso lì, sul pannolone e... e mi sembra proprio che lì sotto si muova qualcosa! Forse il viagra non servirà!!!
Oh... oh mio dio... dottore, la prego... posso avere un bicchiere d'acqua?

13/09/07

Right and wrong


Gli ambidestri sono una razza superiore, lo dico con convinzione dal basso della mia inferiorità di destrìmano. Il mio lato sinistro è pressoché inutile (emisfero cerebrale compreso), la mia mano mancina un peso morto (causa di molti equivoci sull'autobus), un'appendice capace di espletare esclusivamente azioni elementari, come afferrare, sostenere, grattare e mandare affanculo. Gli ambidestri ci stracciano, ci surclassano e conquistano palloni d'oro mentre noi cerchiamo di estrarre con difficoltà una caccola mentre guidiamo. So che siete in molti nelle mie stesse condizioni, mezzuomini e non nel senso di hobbit e nemmeno di Vladimir Luxuria.
Il punto è che non c'è niente che possiamo fare, se non farcene una ragione e cercare di correre ai ripari. Dal mio canto posso solo segnalare l'inutilità, se non addirittura la pericolosità, dello svolgere certe operazioni con la mano sbagliata.

Accorciare le unghie: ovvero il cubismo in punta di dita.

Mangiare gli spaghetti: è lo spaghetto che gira intorno alla forchetta o è il piatto che gira intorno al tavolo? E comunque no, non ho idea di come quelle vongole siano finite nella tua carbonara, non guardarmi così.

Sbucciare la frutta: ehi, che strano... la mela sta sanguinando...

Masturbazione: l'eccezionalità della sega mancina dovrebbe farti provare nuove emozioni. Ma la sensazione di estraneità è così forte da far sorgere il dubbio che anche il cazzo sia di qualcun altro.

Sparare: avevo mirato alle gambe, giuro!

Distribuire le carte: - Guarda e piangi... HO FATTO POKER! Tu che hai?
- Scala 40.

Fare origami: bello eh? L'ho chiamato "Pallina di carta".

Scrivere: e scoprire di conoscere il cirillico.

Radersi: Forse la basetta mi è venuta un po' alta. Altezza sopracciglia. Che vuol dire "Quali sopracciglia?"?! ......OH CAZZO!!!

04/09/07

DOMENICHE EXTRA #1 - Intervista agli autori, prima parte

La seguente intervista è estratta dal libro "Geni tali da stupire il mondo" di Erik Raperunzen, Edizioni Il Tafano.

Per la prima volta metto piede al Four Seasons Hotel George V di Parigi. Per la prima volta ho la fortuna di entrare in una suite regale. Per la prima e l'ultima volta vedo dal vivo due ragazze di un famoso gruppo pop passarmi accanto, ammiccando e sorridendo, per poi sparire in un'altra stanza. Nude.
Rimango a fissare la porta che si chiude alle loro spalle (nude) finché uno dei due uomini che sono venuto a incontrare non richiama la mia attenzione. Marco Dambrosio mi viene incontro raggiante, tenendo in braccio un barboncino poco socievole, Mucca IV. La sua stretta di mano è vigorosa e calorosa. Sono un po' imbarazzato e non so se per via della fugace visione di poco prima o per l'essere al cospetto di uno dei miei miti. Mentre Dambrosio mi versa da bere e mi chiede se ho fatto buon viaggio, io, sprofondato in un divano divinamente comodo, lo osservo con attenzione. La sua pelle del viso abbronzata e tirata, i capelli tinti di un biondo dorato, l'addome piatto che si intuisce sotto la vestaglia di seta, non sembrano quelli di un quasi settantenne. Del resto questo aspetto da multimilionario in lotta con il tempo non rispecchia che in parte la vita di un uomo che ha affrontato e superato due guerre, quattro matrimoni, un processo per molestie, una circumnavigazione del globo in solitaria su pedalò e un catastrofico flop cinematografico con il coraggioso kolossal "Bianco e nero senza bianco", opera sulla Guerra Civile americana vista con gli occhi di un bambino cieco. Questo gigante dalle mille vite siede dinanzi a me con un sorriso rassicurante e finalmente mi decido a dare inizio alla conversazione.


ERIK RAPERUNZEN: Prima di tutto sig. Dambrosio...
MARCO DAMBROSIO: No, no ragazzo, chiamami Marco.
ER: Oh, bene, Marco... prima di tutto, come sta?
MD: Mai stato meglio!
ER: Nessuna conseguenza per l'incidente?
MD: Incidente? Oh, ti riferisci a quel contrattempo con l'areo... (Due settimane prima il suo jet privato era precipitato a largo delle coste neozelandesi e Dambrosio, lanciatosi in tempo, era stato l'unico sopravvissuto. Non indossava il paracadute). Storia passata ormai.
ER: Per un uomo della sua età sembra davvero essere...
MD: Che intendi?
ER: Prego?
MD: Che vuoi dire con "un uomo della sua età"?
ER: Beh, Marco...
MD: Signor Dambrosio.

Veniamo interrotti da Irina Sukarov, assistente personale di Dambrosio nonché ex-moglie. Con l'aria un po' preoccupata ci annuncia che Angelo Macrì è arrivato. Prima ancora che Dambrosio possa replicare, Macrì irrompe nella stanza urtando la donna. Avanza barcollando e quando mi alzo per stringergli la mano l'odore che sento mi riporta in un attimo alla mente il fetore di un ostello di Bangkok in cui mi capitò di soggiornare in gioventù. Macrì si lascia cadere sul divano, farfugliando qualcosa. E' davvero lui l'autore di "Il nido del cuculo doveva essere bello grande", "Siamo quel che mangiamo - Una storia di cannibalismo" e l'ormai leggendario "Ma le pecore elettriche attirano la polvere?"? E' lui il vincitore del Nobel per la pece per la costruzione di una efficente rete stradale in Madagascar? Quest'ometto magro ma dal ventre gonfio, con gli occhi spenti, i pochi capelli lunghi e unti che gli cadono sul viso. Con uno sguardo rivolgo i miei muti interrogativi a Dambrosio e lui scuote la testa senza sorridere più.

ER: E' un piacere incontrarla sig. Macrì. Come sta?
ANGELO MACRI': Chi sei?
MD: Si è appena presentato...
AM: Non sarai un altro di "Rolling Stronz"?!
MD: E' qui per il libro.
AM: Odio i libri. Odio gli scrittori.
ER: Preferisce i fumetti?
AM: Preferisco il curling.
[Continua...]

CORRETE A LEGGERE IL PRIMO EPISODIO DI DOMENICHE QUI

03/09/07

Un ultimo salutino...

...che domani pomeriggio parto. Spero di riuscire a connettere il portatile il più presto possibile, senza problemi. Spero che questo trasferimento mi vada meglio del mio primo, nella nebbiosa Bologna. Io le partenze le soffro sempre, inutile negarlo.
Comunque makkox mi fa un bel regalo d'arrivederci, postando sul suo blog (mentre scrivo) la prima puntata di Domeniche, storia da me scribacchiata e da lui illustrata e attesa da tempo dai fan di mezzo mondo (l'altrà metà sono stupidi ignoranti invidiosi che gli puzza l'alito).
Qui da me troverete niente popòdimenoché degli splendidi extra, chicche per collezionisti che nel giro di qualche anno potrebbero valere milioni.
Ma siccome le pubblico sul blog non varranno un cazzo.
Si parte col primo extra adesso!

31/08/07

Autunno all'Oviesse


Le mezze stagioni esistono ancora, nei negozi di abbigliamento, nei grandi magazzini.
Gironzolo tra gli scaffali colmi di felpe, maglie e giubbotti, alla disperata ricerca di un pantaloncino superstite, sfuggito fortunosamente al raid degli impiegati.
L'aria è fresca e rigenerante. Sento in lontananza il bramito dei cervi. Muovendomi piano, seminascosto dalle giacche di pelle, mi par di vederne uno muoversi tra i tronchi. Poi il mio sguardo si perde, oltre il reparto per Signori Grandi Taglie, giù nel pendio acceso dal fogliame già dorato degli alberi.
La mia attenzione è rapita dalle maglie a righe col cappuccio e da uno scoiattolo che si è immobilizzato al mio approssimarsi. Accenno un passo e lui sparisce in un attimo tra le fronde e le cravatte.
Mentre cammino con cautela, per non calpestare i primi funghi di stagione, guardo fuori, oltre le vetrine, vedo i vecchietti accasciarsi uno dopo l'altro come tessere del domino, vittime dei 40° all'ombra.
E m'incanto dinanzi allo spettacolo della natura.

30/08/07

Campione del mondo!

Per la storia toccante e minimalista, che è stata ottimamente raccontata usando in modo maturo le potenzialità espressive del fumetto, riuscendo a coinvolgere emotivamente il lettore anche in assenza di scene d'azione.

Sì, è vero sono un piagnone. Sono un pessimista, un insicuro, a livelli che nemmeno immaginate. Così quando mi capitano cose belle, come leggere quelle tre righe, e rileggerle finché non mi convinco che parlano davvero di me, delle parole che ho messo in fila, e immaginare quei Maestri del fumetto seduti intorno a un tavolo che mettono in fila queste parole... (ma davvero? ma dite a me? ma siamo sicuri?) allora il mio petto rachitico si gonfia per un po'.
Chiarisco. Mi è finalmente arrivato Fumo di China 151, numero di luglio il cui allegato è il book del concorso di Lanciano che contiene un estratto della mia sceneggiatura. Purtroppo mancano le ultime due tavole (ed è stata anche tagliata una riga) e un po' mi dispiace, che la storia così non dice granché. Ma fa niente, che mi basta la motivazione della giuria, scritta lì sotto, in un angolo, in piccolo, per tornare a crederci per un po'.
Forse un giorno riuscirò anche a vedere disegnata una mia sceneggiatura, magari questa.
A riempire il book, oltre a un bel po' di pubblicità, ci sono ovviamente gli altri premiati e menzionati e certi lavori fanno brillare gli occhi.

Mi sono bullato abbastanza? Forse no.
Ma come dice Silvestri:

Bisogna essere ottimisti fino in fondo
Perché potrebbe essere domani la fine del mondo

29/08/07

Quando c'era il sole anche di notte


Ho sempre sonno. Ho sempre caldo. Ogni tanto un po' di meno, merito del ventilatore. Quando starnutisco abbasso la velocità del ventilatore, la metto a 2. E allora ho di nuovo tanto caldo.
Il caldo umido s'appiccica al corpo. Vago in mutande mentre fuori sirene e canadair inseguono gli incendi e mi viene il dubbio di aver sopravvalutato l'estate.
Comincio a capire quelli che non la sopportano. Con difficoltà, perché da sempre mi sbalordisco di fronte agli oppositori della bella stagione. La mia vita ruota attorno alle estati. Il resto dell'anno è solo condimento, attesa e rimpianto. Ma di queste ultime estati c'è ben poco da rimpiangere.
Devo prendere atto che non sono più quelle di una volta. Sono fitte di giornate vuote, immobili, stanche.
Ah, quelle di una volta, vissute fino all'ultimo secondo, senza sprecarne un momento, estati povere ma gloriose, ricche di gioie da spensierato cazzeggio adolescenzialpopolare (non il noioso cazzeggio tormentato e generatore di rimorsi dei tardoventenni). Di quelle gioie adesso neppure l'ombra, eppure ogni anno si rinnova costante la speranzosa attesa per un'estate che magari sarà quella buona, all'altezza delle antiche. Ma non è mai così e mai lo sarà.
Perché quell'età perduta era l'estate e in un batterdocchio è bruciata al sole. E mentre appassisco nel mio prematuro autunno, immagino già l'inverno del mio scontento.

20/08/07

Un'estate senza Bilboa

No, è che non c'ero. Son stato fuori. Fuori di poco, comunque.
Qualche puntatina al mare.
Ho bevuto molto meno birra di quanto prevedessi e mangiato un bel po' di granite.
Niente anguria.
Ho ciondolato.
Ho visto Giovanni Allevi in concerto. La sua voce è una via di mezzo tra quella del conduttore di Art Attack e quella di Prodi. Una figura leggera sotto il paracadute di capelli. Ma al piano è una furia.
E a settembre vado a Roma. Deciso.
So che vado a Roma ma tutto il resto è un po' vago. Un gran bel punto interrogativo.
Ci devo provare che se no mi spengo. Già la fiammella è debole.
Vorrei non essere così fermo, lento, vacillante.
Vorrei essere brillante come Lapo. Ma oggi sono troppo stanco perfino per i trans.

10/08/07

I’m a friend first, boss second. Probably entertainer third.


Solo due stagioni da 6 episodi ciascuna, più un lungo episodio speciale. Questa la vita breve ma significativa di The Office, serie inglese del 2001 esilarante e incredibilmente influente. Non è una sit-com, bensì un mockumentary, un finto documentario girato all'interno di un ufficio, filiale di un'azienda cartaria, situata in una noiosa cittadina nei pressi di Londra. Ufficio grigio, lavoro grigio, completi grigi, cielo grigio. E una serie di personaggi che provano, con poca o tanta convinzione, a dare un tocco di colore a questa monotonia.
Protagonista assoluto, nonostante la rilevanza e la consistenza degli altri elementi, è David Brent, il boss dell'ufficio, uno dei più grandi personaggi mai creati per la televisione.
La forza di David Brent è la sua riconoscibilità, l'essere una summa di tutti i difetti di ogni manager che si rispetti (son tipi gretti, che altro ti aspetti?). Vanaglorioso con ostentata modestia, amichevolmente ipocrita, incosapevolmente grossolano, dotato di uno smisurato talento nel raccontare barzellette che non fanno ridere, nel compiere gaffe di portata epica, nel rendersi ridicolo tentando di rendersi attraente. Ed è in questi momenti di imbarazzo, di silenzio pesante, di sguardi che cercano una via di fuga, che The Office raggiunge le sue vette. Quando ci ritroviamo a ridere, e ridiamo di noi stessi, delle nostre brutte figure, del nostro imbarazzo.
Per questa sua capacità di essere mostruosamente umano, Ricky Gervais, attore di nessuna esperienza, nonché co-autore della serie, assurge all'olimpo delle star televisive.
Altri personaggi straordinari sono Gareth (con il pene in mano nella foto), il dinoccolato e ottuso assistente di Brent, zimbello dell'ufficio, e Tim, trentenne dallo spiccato senso dell'umorismo, senza prospettive e ambizioni.
L'impatto di questo innovativo mockumentary è confermato dai numerosi cloni in giro per il mondo, il più famoso dei quali è quello statunitense con protagonista Steve Carrell.
The Office è approdato in Italia sui lidi di Mtv, in una versione assurdamente doppiata, che io non ho visto. Perché The Office dev'essere TASSATIVAMENTE visto in versione originale (e pazienza se sfugge qualcosina).
Altrimenti non ne vale la pena.

06/08/07

Nemesi


Superman ha Lex Luthor. Charlie Brown ha l'albero mangia-aquiloni. Sandra Milo ha il tizio che le fa gli scherzi telefonici.
Anche io ho un arcinemico.
Disgustoso Animale mi perseguita fin dall'infanzia. Rampollo di una famiglia di ignoranti fascisti, di qualche anno più grande di me, la sua missione è rendere la mia vita un inferno ogni volta che ne ha l'occasione. Ed è bravissimo a farlo.
Certo, i suoi metodi sono mutati nel corso degli anni. Quando ero bambino non si premurava di nascondere le sue intenzioni, perseguitandomi, spalleggiato dalla sua cricca di figli di Satana, con minacce o atti terroristici. Una delle sue specialità era roccare palloni, un classico per ogni bullo che si rispetti. Si impadroniva del mio Tango e, dopo essersi sollazzato a sufficienza nell'ignorare qualsiasi richiesta e supplica, lo lanciava oltre il giardino del palazzo, dentro una casa diroccata e difficilmente accessibile, infestata da erbacce, rifiuti, ferri acuminati e cadaveri di altri sfortunati possessori di palloni.
Gli anni passavano e mentre io diventavo un adolescente lagnoso e impacciato che non perdeva una puntata di Bayside School, Demonio Assasino praticava arti marziali e affinava le sue tecniche letali.
Non giocavo più a pallone in giardino, in compenso ogni tanto facevo un giro in bici. Possedevo anche un bellissimo contachilomtri digitale. Un infausto giorno parcheggiai per breve tempo la bici nell'androne del palazzo. In quei pochi minuti, lui e la sua splendida ragazza dai lunghi capelli neri si trovarono a passare di lì. Quando tornai a prendere la bici, il manubrio era spoglio e il mio bellissimo contachilometri digitale era sparito. Non lo rividi mai più, ma lo ricordo ancora distintamente, il suo quadrante multifunzione scintillante nelle pedalate gioiose sotto il sole. In quei momenti, mentre realizzavo di averlo perso per sempre, preda di una frustrazione rabbiosa, diedi un calcio al vetro del portone, incrinandolo. Mio padre dovette pagarlo.
Il crimine non paga, mio padre sì.
Ma gli anni passavano, io e Deviato Aberrante avevamo sempre meno occasioni per incrociarci. Abbandonai anche la bicicletta per uno scooter. Non sono mai stato fortunato con i mezzi motorizzati. Il mio primo adorato motorino, uno Storm Gilera con cui avevo un'intensa unica e irripetibile, fu rubato proprio all'interno del condominio. Alzando la serranda impiegai qualche secondo a rendermi conto che lì, dove riposava notte dopo notte, c'era solo un grande vuoto, un moncone di catena e neppure un biglietto d'addio.
Il suo indegno successore fu spesso vittima di creativi atti vandalici. Ci fu una volta che non ne voleva proprio sapere di partire e appresi dal meccanico che era stato sottratto uno stupido pezzo, di nessun valore per un ladro con un minimo di serietà.
A 19 anni sono passato all'auto. Le originali incisioni in punta di chiave sulle fiancate, curiosamente, non ne hanno aumentato il valore.
Io e Delinquente Anormale siamo ancora qui. Lui mi rivolge sguardi da far impallidire Charles Manson ogni volta che ho la sfortuna di incrociarne il cammino. I suoi atteggiamenti si sono fatti più subdolamente intimidatori. Una volta mi capitò di incontrarlo, io al sicuro dentro la mia auto, lui ubriaco a lato della strada e con gli occhi fuori dalle orbite mi lanciò un urlo di guerra abominevole. Per fortuna in mano aveva una bottiglia e non un'ascia.
Non so quanti di voi provino genuino odio verso qualcuno, un odio così forte da desiderare che sparica una volta per tutte da questo mondo. Spesso io ci ho fatto un pensierino.
Il problema è che, mentre io penso, Dovrò Ammazzarti agisce.

p.s.: la situazione che makkox prospetta nella vignetta non si è MAI verificata! Almeno non ancora...

p.p.s.: no, purtroppo il mio arcinemico non è Diego Abatantuono.

03/08/07

forse


Forse stasera esco. Forse tra un po' parto. Forse poi torno, e quando son tornato forse poi riparto, stavolta per trasferirmi, per cambiare città. Forse faccio un corso e al termine, forse, mi assegnano un tirocinio. Forse ho un posto dove stare, ma no, forse questo ancora no. Forse però ho un paio di lavoretti part-time che posso fare. Forse tutto andrà male o, peggio, andrà così così.
Forse, semplicemente, resto qui.
Perché a noi della Generazione X.......... noi che non abbiamo letto il libro ma guardavamo X-files, noi che non vinciamo né perdiamo ma al massimo pareggiamo, che pattiamo perfino a tris, noi che facciamo le crocette sul calendario aspettando niente, noi così certi dei nostri dubbi, così insicuri nel volere certezze, noi così allergici ai "Sì" e ai "No!", noi che dobbiamo risentirci più tardi, che ora è presto, è ancora troppo presto e in un attimo si è fatto tardi, và quant'è tardi........... a noi spesso mancano le forze. Ma mai i forse.