11/10/09

Il telefono


La prima di quelle telefonate arrivò una sera, l'ora in cui solitamente la donna si apprestava a coricarsi. Il primo squillo l'aveva fatta sobbalzare e quando al terzo aveva alzato la cornetta e detto "Pronto?" il cuore ancora le correva. All'altro capo c'era l'assoluto silenzio. La donna aveva chiesto "Chi è? Cosa vuole?" ma non c'era stata risposta.
La seconda telefonata arrivò dopo due giorni e il copione fu identico, e così la terza. Poi le chiamate si fecero più frequenti. La donna aveva provato ad urlare, a minacciare, a interrompere subito la comunicazione, ma gli squilli avevano continuato a piovere nel silenzio asciutto della casa.
Delle telefonate aveva ormai perso il conto quando, in un pomeriggio immobile come un gatto al sole, aveva cominciato a parlare col suo muto interlocutore. Gli aveva accennato delle incombenze domestiche che aveva sbrigato e quelle da sbrigare. Della carta da parati in camera da letto che mostrava, come lei, gli evidenti segni del tempo.
Nonostante il telefono squillasse sempre ad orari diversi, la donna ci aveva fatto l'abitudine. Lo raggiungeva senza fretta e appena alzata la cornetta cominciava a parlare.
Raccontò delle ciliegie acquistate al mercato, dello sceneggiato che seguiva alla radio, dei ragazzi che a notte fonda passavano in strada urlando sconcezze. Raccontò di un viaggio in Austria fatto da bambina, di sogni inquietanti che non comprendeva, delle mani dell'uomo che tanto tempo prima le scivolano lungo la schiena. Le parole sgorgavano da lei finalmente libere.
Raccontò la sua vita.
Le telefonate cessarono con lo stesso fragore con cui erano iniziate. La donna, spostandosi affaccendata per le stanze, gettava ogni tanto uno sguardo distratto all'apparecchio. Presto si trovò a passarvi accanto con lentezza, orbitando come un satellite attorno a un sole spento. In breve non potè pensare ad altro. Non sentiva più la radio o le grida sguaiate dei ragazzi, solo il cuore batterle sordo in gola.
Mise una sedia accanto al tavolino nell'ingresso. I primi giorni portò con sè un libro ma inciampava sempre sulle stesse righe e quasi non voltava pagina. Poi se ne dimenticò e non fece altro che stare seduta, fissando il telefono inerte. Il silenzo con cui aveva convissuto per lunghissimo tempo adesso le picchiava insopportabile nei timpani come un martello.
Quando la disperazione la riempì tutta fino a strabordare, la sua mano sinistra piombò sulla cornetta e la destra compose un numero.
Il primo squillo l'aveva fatta sobbalzare e quando la donna all'altro capo aveva detto "Pronto?" e dopo alcuni secondi "Chi è? Cosa vuole?", lei restò ad ascoltare in silenzio il silenzio.

5 commenti:

Unknown ha detto...

Eheh. Molto bello e vagamente Mooriano, bravo.

davide furno' ha detto...

Che dire?...
Non vedo l' ora di leggere un tuo romanzo!
Dav.

essere disgustoso* ha detto...

davvero bello, complimenti.

ora scusami ma sta squillando il telefono.

-harlock- ha detto...

Bel lavoro. :)

madmac ha detto...

grazie amichi