15/03/07

Alla ricerca del pedale perduto


Ogni tanto arriva un flash dal passato... quelle reminiscenze, frutto della memoria involontaria, su cui Proust passò anni a ragionare e raccontare. Ogni tanto si apre uno squarcio e salta fuori questo frammento di esistenza rimasto sepolto per tanto tempo.
Qualche tempo fa, non so bene cosa stessi facendo o pensando, mi tornò d'improvviso in mente di quando, da bambino, non arrivavo ai pedali. Forse era la mia prima mountain bike, dopo anni trascorsi in sella a una gloriosa bmx blu metallizzato. Ma distintamente ricordai di come spingevo con un piede il pedale, di come si staccava dalla suola per compiere quel mezzo giro basso che le mie gambine corte non potevano accompagnare, mentre l'altro pedale era ben incollato all'altra scarpa... e mulinando furiosamente, un po' sui pedali un po' sul vuoto, in qualche modo sfrecciavo per il cortile ed il quartiere (e qui un altro flusso di ricordi, più consapevole, di inseguimenti e gare spericolate, cadute rovinose e ginocchia sanguinanti...). Ma nella mia mente soprattutto si fermò il ricordo di quando questa felice collaborazione gambetta-pedale andava a monte... il piede appoggiato male, la scarpa che scivola, il pedale che prende la direzione sbagliata e schizza via, terminando il suo giro fulmineo con uno schianto contro il mio stinco. E quel dolore sì che lo ricordo, vivido.
Ecco, forse la mia madeleine è stata una botta allo stinco che ha riacutizzato vecchie ferite, di giorni felici in sella a una bici imbizzarrita.

2 commenti:

makkox ha detto...

E' che sono lento a leggere. Quindi questo pezzo l'ho letto per ultimo.
Ed è grande.

Per quel che vale il mio apprezzamento, ovvio.
(Mak)

philippewinter ha detto...

e chissà che odore ha la botta allo stinco