29/05/07

Rock Will Save The World #03 - SPEED KING



Prima una cacofonia dominata dalla vorticante chitarra di Blackmore. Poi l'inaspettata calma mistica dell'organo di Lord (amen). Quindi il miracolo: irrompe un rock così duro, così pesante, come non lo si era mai sentito prima, che diventa metal. Da roccia a metallo, la trasmutazione della materia in musica è compiuta, anche se è ancora presto perché l'esperimento sia stabile. Gli stessi alchimisti negheranno e respingeranno anche negli anni successivi l'etichetta "heavy metal", rimarcando la varietà stilistica dei brani che compongono il loro devastante trittico ("Deep Purple in Rock" 1970, "Fireball" 1971, "Machine Head" 1972). E non è metal nemmeno nel contenuto, lontano dal mondo diabolico e oscuro che i contemporanei Black Sabbath stanno forgiando. Ma con "In Rock", e con la sua apertura fragorosa, Speed King, manifesto del nuovo corso fin dal titolo, i Deep Purple impongono un'accelerazione alla crescita dell'hard rock. E' il debutto, oltre che del bassista Roger Glover, di Ian Gillian, cantante straordinario che darà la migliore prova di sè nella lunga "Child in time", più avanti nel disco, e che qui accompagna con la sua voce la corsa indiavolata della schiacciasassi più veloce di quegli anni.

Rock è pesantezza e velocità, fuorilegge della gravità.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

hell yeah!
Alcuni dicono che si possa parlare di "metal" in senso moderno solo da "Sad wings of destiny" dei Judas Priest.
Però pure io sono convinto che "Speed King" abbia aperto e indicato - con violenza inaudita - la strada.
Tra l'altro i Purple sostengono che nacque come quasi-cover di "Fire" di Jimi Hendrix. :)

Anonimo ha detto...

Mai tappargli le ali... :D

Bellissimo ascolto.